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“Da noi quello su Donnarumma è fallo”. L’Italia del calcio orgogliosa di non entrare in Europa

Vantiamo la nostra diversità, col telefono a gettoni mentre gli altri sono su whatsapp. Buffon va oltre: «È stato troppo onesto, si è rialzato subito»

“Da noi quello su Donnarumma è fallo”. L’Italia del calcio orgogliosa di non entrare in Europa
Mg Milano 21/04/2021 - campionato di calcio serie A / Milan-Sassuolo / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gianluigi Donnarumma

“I tempi erano gravidi di cambiamenti”, dice Alex in Good Bye, Lenin!. “Sotto le finestre di casa nostra sfilavano i soci del più grande circolo mondiale di tiro a segno”. E in Italia continuavano a cadere giocatori come foglie d’autunno, al minimo contatto a terra con la base di ricovero già pronta: è fallo arbitro! E l’arbitro rispondeva sempre, più per umana pietà che per aderenza al regolamento: fermi, punizione. Il gol? Lo annulliamo, da queste parti si fa così.

Ma in Europa no. In Europa Benzema va in contrasto su Donnarumma, lo costringe alla “cagata” – come l’ha battezzata Buffon – il Real Madrid segna, ribalta la partita ed elimina il Psg. Polemiche, identiche persino nello stile (Al Khelaïfi che vuole uccidere gli arbitri e sfonda la porta sbagliata è una scena già vista, da queste parti), ma nella sostanza nessuno s’è posto il problema della diversa interpretazione geografica: o è fallo o no, non è che in Italia è fallo e al di là delle Alpi vale tutto.

Visto che sotto il torchio dell’onta c’è finito un connazionale, Donnarumma, ci siamo affrettati a fornire al portiere della nazionale la pezza d’appoggio della prassi, quel “s’è sempre fatto così” che qui fa quasi giurisprudenza. Intervista a Zoff e Buffon, dunque. I massimi esperti del ruolo.

“Penso che in Italia un fallo del genere lo avrebbero fischiato e questo magari ha condizionato”, suggerisce Zoff.

“In Europa non te lo fischiano mai, in Italia è probabile con il ricorso scrupoloso al Var. Da portiere, se non me lo fischiano mi incazzo, anche per ragioni egoistiche, di opportunità, diciamo”, ribadisce Busson.

Poi Buffon contestualizza meglio:

“Se, per ipotesi, Gigio fosse rimasto un po’ più lucido o se possedesse certe malizie, restando a terra qualcosa avrebbe ottenuto. Quanti ne abbiamo visti, di furbetti. È stato onesto. Rialzandosi subito ha dato un chiaro segnale all’arbitro: impatto irrilevante”.

E’ stato “onesto”, Donnarumma. Poco “lucido”, senza “malizia”. Roba, appunto, che va bene in Europa signora mia. Ma in Italia il millantato credito è istituzionale, quasi regolamentare. La sconnessione evidente non è etica, è sostanziale: contrabbandiamo sempre, ovunque, una duplice versione dello stesso sport (per limitarci a quello). Anche in sede d’analisi eccepiamo la diversità di comportamenti da tenere all’estero per sopravvivere. Come fosse un altro consesso civile, se non un campo di calcio come un altro. C’è tutta una grammatica del distinguo orgoglioso che vantiamo dandoci di gomito: ciò che vale in Champions non sempre vale in Serie A, stupido (“onesto”) chi non agisce di conseguenza.

È come se l’Italia fosse rimasta attaccata al telefono a gettoni mentre superato il confine si chatta su Whatsapp. A Madrid c’è l’euro, ma vuoi mettere la fragranza della mille lire? Le buone cose d’una volta, l’olio Cuore e il salto della staccionata. All’estero manco sanno che è. Forse sarebbe il caso di uniformarci, di svegliarci dal coma senza ritrovarci in una realtà che ci raccontiamo da soli, per confort e bisogno di alibi. Come capita alla sventurata mamma di Good Bye, Lenin!.

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