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«Quando Morandi era in crisi non c’era nessuno che volesse scrivere per lui, nemmeno Lucio Dalla»

Il Fatto intervista la discografica Mimma Gasparri. «Il più divertente con cui ho lavorato è Jannacci. Per anni non ha dormito: il giorno studiava Medicina, la sera suonava»

«Quando Morandi era in crisi non c’era nessuno che volesse scrivere per lui, nemmeno Lucio Dalla»

Su Il Fatto Quotidiano una lunga e bella intervista a Mimma Gasparri. Per quarant’anni è stata un’importante discografica. Sa tutto di tutti: Domenico Modugno, Jannacci, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Gianni Morandi. Commenta le voci migliori del Festival di Sanremo, conclusosi ieri con la vittoria di Mamhood e Blanco, seguiti, sul podio, da Elisa e Gianni Morandi.

«Morandi resta la più bella voce italiana, mentre Blanco è il più bravo tra gli emergenti; tra i giovani, anche se non è al Festival, il migliore resta Ultimo e lo apprezzo per due ragioni: primo, è un artista sincero nelle sue composizioni; secondo, per lanciarsi, non si è mai appoggiato a Renato Zero nonostante lo conoscesse per ragioni famigliari».

La Gasparri è stata tra le prime a lavorare con Renato Zero.

«Una delle prime volte che lo vidi fu all’inizio del 1968. Non aveva ancora 18 anni. Ma entrò al bar della RCA come se fosse già un grande personaggio, uno noto a tutti, coperto da una tuta leopardata di velluto aderente, con le piume intorno al collo. Era l’ora di pranzo, accanto avevo tre muratori in pausa: a uno di loro cadde dalle mani la michetta con la mortadella».

Torna su Morandi.

«Canzoni stonate l’ho scovata io e quel brano l’ha salvato; non trovavo qualcuno che scrivesse per lui. Si tiravano tutti indietro; lo stesso Lucio Dalla veniva da me e pensava di dovermi sollecitare: “Mimma trova un repertorio per Gianni”. “Mi dai una tua canzone?”. Macché. Erano tutti bravi a parole, e poi c’era De Gregori che era in causa con Gianni. Gianni incise un medley con dentro un minuto di un pezzo di Francesco che per questo lo ha portato in tribunale: “I miei brani vanno cantati interi”».

A salvare Morandi arrivò Aldo Donati con “Canzoni stonate”, appunto. Lei lo fece modificare da Mogol. Morandi tornò al successo. Ma aveva passato anni difficili.

«Già nel 1968 era convinto di aver finito, mentre io lo vedevo come il crooner italiano; lui non ci credeva e ripeteva: “Ormai ci sono i cantautori”».

Tra le sue assistite anche Ornella Vanoni.

«Donna fantastica, una pazza scatenata; innamorata di Gino come non ho mai visto nessun altro; una volta è scappata a metà dal parrucchiere perché i tempi erano diventati troppo lunghi e lei temeva di arrivare tardi da Paoli».

Su Patty Pravo:

«Negli anni Sessanta ho visto Patty Pravo spendere un milione e mezzo tra rossetti e occhiali da sole. Patty possedeva già allora una incredibile capacità di scovare l’abbigliamento giusto a creare una tendenza».

L’artista con cui si è divertita di più?

«Assolutamente Jannacci. Per anni non ha dormito: il giorno studiava Medicina, la sera suonava e, in ospedale, se qualcuno lo riconosceva per averlo visto su un palco, negava. Temeva gli compromettesse la carriera; Enzo era un vero genio».

Il più completo? Paolo Conte. Il più determinato, invece, Renato Zero. Nella sua carriera da discografica un solo rimpianto:

«Non aver lavorato con Samuele Bersani, per me non è stato supportato come merita; Dalla lo accusava di essere pigro».

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