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Il Napoli ha la seconda miglior difesa d’Europa

Ha subito 16 gol e in 13 partite su 24 non ha subito reti. Solo il City ha fatto meglio: 14 gol. Con Rrahmani rigenerato e Juan Jesus considerato uno scarto. Avere un allenatore conta eccome

Il Napoli ha la seconda miglior difesa d’Europa
Firenze 03/10/2021 - campionato di calcio serie A / Fiorentina-Napoli / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: esultanza gol Amir Rrahmani

Sembra una vita fa, eppure non è nemmeno passato un anno. La Napoli calcistica e strillazzera – va da sé: incompetente – sconvolta dal pareggio interno contro il Verona che costò l’ingresso in Champions. Complottisti di ogni ordine e grado si scandalizzarono come se il Real Madrid avesse pareggiato col Pergocrema. Un’operazione allucinogena, frutto dell’ipertrofica sopravvalutazione di una guida tecnica tanto dannosa quanto cara al giornalismo italiano (quindi molto dannosa). De Laurentiis decise di portare a Napoli un allenatore vero che però coi giornalisti non è mai andato troppo d’accordo. O meglio: non ha mai lisciato il pelo, nel rispetto reciproco dei propri ambiti di competenza. Otto mesi dopo quel quinto posto, il Napoli di Luciano Spalletti sta per cominciare la settimana che porterà alla sfida scudetto di sabato contro l’Inter. A febbraio, il Napoli è in piena corsa per il campionato.

È cambiato tutto. Dopo 24 giornate di campionato, il Napoli ha 52 punti in classifica. Lo scorso anno, erano 43. Nove punti in più in classifica: frutto esclusivamente del lavoro sul campo, della visione tecnica, del recupero di calciatori che erano dati per finiti, alcuni addirittura considerati calciatori per caso.

Non solo. Dopo 24 giornate di campionato, il Napoli di Spalletti ha subito la miseria di 16 reti: 0,6 reti a partita. Più del 50% delle partite di Serie A – tredici per la precisione – sono terminate senza subire reti. Clean sheet: così lo chiamano gli inglesi. L’Inter, con una partita in meno, ha già subito tre gol in più (19), la Juventus è a 21.

Il Napoli ha subito reti in undici partite su ventiquattro. E di queste undici, in tre occasioni ha subito otto reti (Inter, Sassuolo, Atalanta). Per il resto, ha subito un gol in otto partite. Quindi, solo tre volte su ventiquattro ha subito più di una rete.

Vale la pena dare uno sguardo all’estero. Il Psg, che sta dominando la Ligue1, ha subito 19 reti in 23 partite. Il Real Madrid, in fuga da mesi, col solo Siviglia che prova in qualche modo a continuare a vedere la targa, ha subito 20 gol in 23 partite. Proprio il Siviglia di Lopetegui ha una performance assimilabile a quella del Napoli di Spalletti: 16 reti subite in 23 partite. Il Bayern di Monaco, dominatore in Germania, ha subito 21 gol in 21 partite. Resta la Premier League e qui c’è l’unica formazione – dei cinque campionati più forti d’Europa – che ha numeri superiori a quelli del Napoli: si tratta del Manchester City di Guardiola, che ha subito 14 gol in 23 partite. Il Wolverhampton, che è ottavo, ha sì subito 16 gol ma in 21 incontri (tre in meno rispetto al Napoli).

Fin qui i numeri. Che risultano ancor più sorprendenti se consideriamo con quali formazioni sono stati ottenuti. Il difensore centrale con più minuti è il kosovaro Rrahmani che ha ventuno presenze e ha giocato poco meno di duemila minuti. Giusto per farsi un’idea, ha già giocato il doppio dei minuti dello scorso anno quando dovette aspettare febbraio (Napoli-Juventus) per disputare la prima partita intera di campionato. In pochi mesi, con Spalletti, è diventato un elemento insostituibile. Dietro di lui, ma staccato di 700 minuti, c’è Kalidou Koulibaly fresco vincitore della Coppa d’Africa. Il Comandante – così lo chiama Spalletti – ha giocato 14 partite. Proprio come Juan Jesus arrivato a Napoli quasi tra la derisione generale, come se fosse arrivato un signore che faceva un altro lavoro. Col Venezia ha giocato la nona partita consecutiva da titolare. C’era chi sosteneva che con lui in campo, e senza Koulibaly, il Napoli sarebbe naufragato. Ma se ci mettessimo a raccogliere tutte le massime del circo barnum della tifoseria social, non la finiremmo più. Resta ancora il quarto centrale, Manolas che, come sappiamo, è andato via un giorno di dicembre, ed è stato sostituito da Tuanzebe. A completare il reparto c’è a destra l’onnipresente Di Lorenzo un calciatore fortissimo, un grande acquisto di Giuntoli. E a sinistra Mario Rui, anche lui ripetutamente vessato dai tifosi, e Ghoulam il cui ritorno in campo con una discreta continuità è stato salutato alla stregua di una camminata sulle acque.

Ovviamente la fase difensiva di una squadra non è soltanto la difesa. E non sono soltanto i portieri. È il frutto del lavoro che la domenica si riesce a portare in campo. Spalletti ha rivitalizzato professionisti che non venivano nemmeno considerati atleti. Lobotka è certamente il primo tra questi. Ma ha conferito dignità calcistica a Elmas che veniva definito una sorta di oggetto misterioso.

Il secondo posto in classifica è frutto di un lungo lavoro compiuto dal tecnico, dal suo staff e dai calciatori. Senza stare qui a discutere di quante volte le squadre meno battute finiscano col vincere il campionato, ci limitiamo a evidenziare che in pochi mesi il Napoli ha acquisito una solidità che non era neanche lontanamente immaginabile. E in mezzo ci sono stati la Coppa d’Africa, l’addio ratificato di Insigne che ha già firmato per il Toronto (con tanto di saluto sui social ai tifosi canadesi), una serie di infortuni che la metà basterebbe per una stagione intera, i perenni casi giornalistici sui rinnovi che riguardano soprattutto Mertens, Fabian e Ospina. Aggiungeremmo anche uno stadio quasi sempre semivuoto e non solo per colpa del Covid.

In tutto questo, il Napoli sabato giocherà una sfida scudetto. Lo farà con la miglior difesa del campionato. E la seconda miglior difesa dei cinque campionati europei più importanti. E pensare che non erano pochi a disperarsi per il cambio di gestione tecnica. Meno male che calcisticamente tifosi e giornalisti non hanno diritto di voto.

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