“Un difensore è un guardiano. Mi piace giocare la palla ma ho imparato a inibirmi e spazzare via, ci sono rischi che non puoi correre”
Scrive El Pais che “nessuno come Leonardo Bonucci definisce meglio le contraddizioni del calcio italiano nell’ultimo decennio”. E’ proprio l’attacco del pezzo-intervista che il quotidiano spagnolo dedica al capitano della Nazionale e della Juve “che si sta ridefinendo come squadra e come istituzione”. Si parla evidentemente di filosofia di gioco. La prima domanda è sul Sacro Graal degli ultimi anni: la costruzione dal basso.
“Il calcio è cambiato ma se scegli un difensore, prima di vedere se passa bene la palla devi assicurarti che sappia leggere la partita, soprattutto quando la squadra perde palla, coordinarsi con i compagni di copertura e avere personalità nel guidare la sua linea e tutta la sua squadra. Un difensore è un guardiano. È lui che deve piazzare i centrocampisti e chiamare gli attaccanti a fare pressione”, risponde Bonucci.
“Una linea centrale deve avere tutto. Alcuni che si caratterizzano maggiormente per marcatura e altri per il loro senso organizzativo. A noi è successo con Barzagli e Chiellini quando giocavamo in tre. Loro preferivano la marcatura, per sentire l’uomo. E poi quando dovevano uscire a giocare la palla la davano a me. Perché non mi piace troppo sentire l’attaccante. Si è sempre detto che la mia caratteristica è l’intelligenza, leggere in anticipo le situazioni. Questa distribuzione dei poteri può essere buona partendo dal presupposto che la prima cosa è sapere come difendersi. Per me la vittoria è affrontare grandi attaccanti che finiscono la partita senza segnare un solo gol”.
Bonucci parla della “chimica” tra lui e Chiellini: “So che quando Giorgio fa una mossa possono esserci una serie di conseguenze a cui devo adattarmi; e la stessa cosa succede a lui. Qualunque cosa faccia so che alle mie spalle Giorgio sarà preparato per tutte le conseguenze che questa produce”. Ma lui stesso sa che ogni tanto la palla si può spazzare via:
“Col tempo ho imparato che a volte devo inibirmi e spazzare il campo perché ci sono dei rischi che non si possono correre. Ma fare il passaggio decisivo mi fa comunque piacere”.
El Pais gli dice che è “diventato un simbolo della transizione dell’Italia verso un calcio più elaborato”. Anche alla Juve… Lui nicchia un po’:
“Il nostro desiderio è sempre stato quello di fare un bel calcio. Ma a volte i risultati sono arrivati facendoci tornare indietro. Se vinciamo giocando bene, ci divertiamo. Ma ci divertiamo anche a fare la guerra davanti alla nostra area”. “La scorsa settimana abbiamo visto che il Real ha giocato una partita difensiva contro il PSG che valeva quasi il pareggio, sarebbe stato un buon risultato. Ed era il Madrid con Modric, Kroos, Benzema e Vinicius!”.