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Boniek: «Alla Juve volevamo picchiare Maradona. Dopo 10′ capimmo: “è troppo bravo, non si può”»

“Diego era straordinario. A quei tempi c’era la marcatura a uomo, c’erano i falli veri. Adesso se pesti un piede è fallo

Boniek: «Alla Juve volevamo picchiare Maradona. Dopo 10′ capimmo: “è troppo bravo, non si può”»
Db Bologna 19/06/2019 - Europeo Under 21 Italia 2019 / Italia-Polonia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Zbigniew Boniek

Zibì Boniek entra nella Hall of Fame italiana. Trova Maradona e Platini, Van Basten e Ronaldo, e poi Falcao, Gullit e Zanetti. E cita un po’ di aneddoti: “Sono un po’ preoccupato, leggo i nomi di tantissimi fuoriclasse, ma temo che mi toccherà correre anche per loro. A me e a Javier Zanetti…”.

“Platini è il compagno più forte con cui ho giocato, ma il più grande di sempre è Maradona. Diego era straordinario, ricordo in un Napoli-Juventus che ci eravamo detti di fargli sentire i tacchetti per intimorirlo un po’. Dopo dieci minuti ci siamo guardati e ci siamo detti ‘questo è troppo bravo, non si può picchiare’. Era un ragazzo sensibile, un campione straordinario. Per misurare la sua grandezza bisogna ricordare che a quei tempi c’era la marcatura a uomo, c’erano i falli veri. Adesso se pesti un piede è fallo. Era un altro calcio”.

Quella era una Serie A in cui gli stranieri in campo erano la minoranza:

“Ci dovevamo integrare, calarci subito in una nuova realtà. Oggi dopo tre anni che sono in Italia i giocatori stranieri rilasciano ancora interviste in inglese o nella loro lingua, una cosa inaccettabile. E’ vero, si guadagnano cifre inimmaginabili un tempo, ma non scambierei comunque il mio calcio con questo. I soldi non sono tutto”.

Boniek ricorda anche la sera in cui si procurò il rigore realizzato da Platini nella finale della Coppa dei Campioni con il Liverpool, un trionfo offuscato dalla strage dell’Heysel. Zibì, che decise subito di devolvere il premio partita ai familiari delle vittime, ancora oggi non sente suo quel successo: “Resta uno dei momenti peggiori della mia vita calcistica. Era una partita che sognavo da mesi, ma una vittoria così ti riempie il cuore di tristezza”.

 

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