Una versione della Christie da vedere. La prima parte del giallo è una commedia musicale, con melodie belle e leggere di Patrick Doyle
Per gli infiniti amanti della giallista britannica Agatha Christie c’è al cinema “Assassinio sul Nilo” ennesima rivisitazione cinematografica delle gesta dell’investigatore belga Hercule Poirot nella versione del regista Kenneth Branagh che interpreta anche l’indagatore. Il tutto con un cappello introduttivo – nella sceneggiatura del genio Michael Green – che nel 1914 sul fronte belga vede Poirot escogitare uno stratagemma per impossessarsi di un ponte tenuto dai tedeschi, ma nell’azione bellica perisce il suo comandante e l’allora contadino-soldato Poirot si sfregia perdendo anche il suo amore giovanile. Poi la vicenda ricalca quasi letteralmente il quindicesimo giallo della Christie, anche se con qualche personaggio inedito inserito e con un Poirot nostalgico dell’amore “di cui non ci si può fidare”.
Quindi nel 1937 Poirot si trova in Egitto dove viene invitato, per il tramite dell’amico Buc (Tom Bateman) che viaggia con la madre, la pittrice Euphemia (Annette Bening), dalla neo-coppia formata dall’ereditiera Linette Ridgeway (Gal Gadot) e dal ‘gallo’ Simon Doyle, alla loro luna di miele nella Valle dei Re. Ma sulla tranquillità dei neo-coniugi pesa la stalker Jacqueline de Bellefort (Emma Mackey) ex di Simon – ed anche questo particolare è noto a Poirot che a Londra ha assistito alla rottura tra i due. I coniugi Doyle allora si imbarcano sul battello “Karnak” con una pletora di parenti-amici: il dott. Windlesham (Russell Brand) ex di Linette, il cugino-amministratore di Linette, Ali Fazal (Andrew Katchadourian), Louise Bourget (Rose Leslie), la cameriera personale dell’ereditiera; ci soni anche la cantante blues Salome (Sophie Okonedo) che viaggia con la nipote e sua manager e compagna di classe di Linnet, Rosalie (Letitia Wright). Completano l’equipaggio Marie Van Schuyler (Jennifer Saunders), la madrina di Linnet con tendenze comunist e la sua infermiera personale signora Bowers (Dawn French). Ma mentre a Luxor c’è il primo attentato alla sicurezza della coppia, c’è la sorpresa di ritrovare Jackie come ospite del battello. La morte di Linette freddata con una calibro 22 – un’arma simile è nella disponibilità di Jackie – scatena le capacità di Poirot, “che ha occhi attenti e cervello pensante”.
Lasciando allo spettatore la catena di risoluzione del giallo possiamo concludere che la versione di Branagh ha la sua particolarità nell’immaginare la prima parte del giallo come una commedia musicale – le musiche di Patrick Doyle sono belle e leggere – e su tutti emergono le grandi doti sceniche del grande artista nordirlandese che ha anche mano ferma nella regia.
I puristi si acquietino: la versione di Branagh della Christie è da vedersi.
Vincenzo Aiello ilnapolista © riproduzione riservata