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Albiol: «Potevo morire nel 2004, l’incidente mi ha regalato 16 anni di vita. Oggi mi nutro di agonismo»

Al Pais: “Ho fatto il salto di qualità con Sarri. Con Ancelotti un anno meraviglioso, ho imparato come si gestisce una grande squadra”

Albiol: «Potevo morire nel 2004, l’incidente mi ha regalato 16 anni di vita. Oggi mi nutro di agonismo»

“Dedizione e lavoro”. Si chiama “formula Albiol”. La racconta lo stesso ex difensore del Napoli in una intervista al Pais, nella quale dice che dopo 18 anni da professionista si sente migliore che mai. “Mi prendo cura di me stesso e mi riposo più che mai, e dedico il cento per cento della mia vita al calcio. Alla mia età devi fare tutto questo per competere con alcuni giovani che arrivano molto più preparati di prima. Adesso mi alleno molto di più, sia con la squadra che fuori, rispetto, ad esempio, a quando avevo vent’anni ed ero a Madrid. Il mio corpo mi chiede di competere. Ne ho bisogno. Me ne nutro. non mi stanco. Mi piace quello che faccio. Quando non mi alleno, ne ho bisogno. Non sopporto di stare fermo per due giorni.

Sembra quasi un’intervista di fine carriera. “Ho avuto la fortuna di giocare con grandi calciatori e, soprattutto, ho avuto la fortuna di avere ottimi allenatori che mi hanno aiutato a migliorare: Benítez, Quique Sánchez Flores, Pellegrini, Mourinho, Sarri, Ancelotti, ora Emery…”

Albiol racconta che la sua versione migliore s’è vista a Napoli, con Sarri:

Ho fatto il salto di qualità con Sarri al Napoli. Sono stati tre anni di costante apprendimento. Avevo già 31 anni. In difesa era uno specialista. Mi ha aiutato a crescere e migliorare. Alla difesa non è stato permesso di buttare una palla. L’uscita col pallone per lui era fondamentale. Ho imparato a gestire la linea difensiva; a spazi ristretti con un’alta difesa; coordinamento con gli altri tre difensori; anticipare i tagli laterali. Abbiamo provato tutto ciò che poteva essere provato. Mi ha fatto vedere molte cose che non vedevo. È stato un punto di svolta. Un grande salto”.

Ma parla anche di Ancelotti:

“Il mio anno con lui è stato impressionante. Un’esperienza meravigliosa. Ho capito come va gestita una grande squadra. Mi ha dato sicurezza e fiducia. Giocava più in contropiede di Sarri. In Champions, soprattutto, ha ottenuto il meglio da noi. Era ovvio che gli piaceva questa competizione…”

Il fantasma dell’incidente d’auto nell’agosto 2004:

“Non è completamente dimenticato. Vedi continuamente notizie di incidenti e ci pensi. Ci sono altre persone che non sopravvivono e sono grato di poter vivere per raccontarlo. La sensazione è che mi abbiano regalato 16 anni di vita e per di più sto ancora giocando a calcio. Non ci penso tutti i giorni, ma penso che non lascerà mai la mia mente. Penso di dovermi divertire, vivere felicemente perché non sai mai cosa ti può succedere da un giorno all’altro”.

Con Mourinho era finito in panchina, e la risposta che dà Albiol è una vera lezione di professionismo:

“Non doveva nemmeno spiegarmi niente. L’allenatore decise che, in quel momento, gli altri erano migliori di me. Parliamo di Carvalho, Pepe, Varane. Non devi biasimarlo per niente. La mia teoria è che quando non giochi puoi guardare l’allenatore, ma soprattutto devi guardare te stesso e prepararti di più per migliorare. Non mi piace incolpare l’allenatore. Quello che resta di quel tempo è che avrei potuto fare di più. La responsabilità era più mia che di Mourinho. Sinceramente, se fossi con lui adesso alla Roma con quello che ho imparato in questi anni, giocherei molto di più con lui. Sicuro. Sono convinto”.

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