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Marotta: «Abolire la detassazione per i calciatori professionisti provenienti dall’estero sarebbe discriminatorio»

Le dichiarazioni dell’AD dell’Inter all’ANSA. «L’emendamento proposto da Nannicini è anticostituzionale. Non è questo il modo giusto per sviluppare il movimento giovanile»

Marotta: «Abolire la detassazione per i calciatori professionisti provenienti dall’estero sarebbe discriminatorio»
Mg Lugano (Svizzera) 17/07/2021 - amichevole / Lugano-Inter / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Giuseppe Marotta

Un emendamento specifico che penalizza solamente l’industria dello sport professionistico, oltre che miope e controproducente, è fortemente discriminatorio e conferma quanto il nostro settore sia considerato in modo residuale nel Paese. Il decreto crescita è norma fondamentale a sostegno dello sviluppo economico del Paese. E riguarda tutti i professionisti provenienti dall’estero. L’industria calcio rappresenta il tredicesimo comparto nazionale e negli ultimi tredici anni ha versato nelle casse dello Stato oltre 14 miliardi di euro di tasse, impiegando tuttora circa 7700 dipendenti.

Tuona Giuseppe Marotta, l’AD dell’Inter, che ha spiegato all’ANSA i motivi della sua netta contrarietà all’emendamento al Decreto Crescita presentato dal senatore del Pd Tommaso Nannicini. L’emendamento ha l’obiettivo di abolire del tutto le agevolazioni fiscali oggi previste per i calciatori che provengono dall’estero.

Il regime degli impatriati di cui fruiscono i calciatori trova applicazione anche ad altri sportivi professionisti, come nel caso degli allenatori e dei giocatori di basket, e pertanto non è neanche corretto parlare di un’agevolazione fiscale specifica per il settore calcio.

Ad oggi, per i calciatori professionisti che provengono dall’estero è prevista una detassazione pari al 50% dei redditi di lavoro.

Per i calciatori professionisti la detassazione è oggi pari al 50%. Ha quindi una portata addirittura ridotta rispetto alle altre categorie di lavoratori (che fruiscono di una detassazione pari al 70 per cento o, in alcuni casi, addirittura al 90 per cento).

Un simile emendamento, secondo Marotta, sarebbe un ulteriore schiaffo ai tentativi di rendere più competitivo il nostro campionato, già oggi assai meno attrattivo delle più importanti leghe europee. L’amministratore delegato nerazzurro ha anche spiegato perché si è spinto al punto di parlare di profili discriminatori.

L’eliminazione del regime previsto per i calciatori professionisti  presenterebbe profili di incostituzionalità: i professionisti dello sport sarebbero l’unica categoria di lavoratori dipendenti esclusi dal regime fiscale che agevola i rientri dall’estero. Subirebbe, dunque, una discriminazione.

In conclusione, Marotta ha fatto delle contro-proposte. In particolare, per l’ad nerazzurro il regime fiscale sarebbe rivedibile nella parte in cui verrebbe reso applicabile solo a Serie A e B. E ad un numero massimo di tesserati per ogni club.

Non c’entra niente con la priorità di sviluppare il movimento giovanile e coltivare i talenti italiani che garantiranno il futuro del nostro sport, su cui siamo perfettamente allineati. Si potrebbero mettere a punto alcune misure per rivedere il regime fiscale e renderlo applicabile solo alla serie A e alla serie B, oltre che magari ad un numero massimo di tesserati per club, ponendo ad esempio quale condizione di ingresso una soglia salariale minima al di sopra della quale il regime trovi applicazione.

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