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Il terremoto dell’80 e le storie minime di Franco Arminio

Domani 6 novembre sarà a Meta di Sorrento per la presentazione di “Lettera a chi non c’era, Parole dalle terre mosse”

Il terremoto dell’80 e le storie minime di Franco Arminio

Il quarantennale da quel 23 novembre 1980 ha generato molto letteratura dei ricordi con il testo di Generoso Picone “Paesaggio con rovine (Strade blue, Mondadori)” che ha destato più apprezzamenti nella critica e nei lettori. Ma accanto ad esso non si può non citare il nuovo testo del poeta di Bisaccia Franco Arminio “Lettera a chi non c’era, Parole dalle terre mosse (176 pagine, 18 euro; Bompiani)” uscito nel giugno 2021 (l’autore sarà a Meta di Sorrento domani 6 novembre alle ore 16 presso la Sala consiliare del paese costiero). Lettere-racconti e poesie si intrecciano come rami inestricabili per raccontare non solo il terremoto dell’autore nella sua Bisaccia, ma anche quello degli altri paesi: Teora, Sant’Angelo dei Lombardi, Santomenna, Laviano, Castelnuovo di Conza.

Nel testo di Arminio il lettore non troverà solo il racconto di quegli eventi che forse una buona sintesi storiografica può riportare fedelmente, ma anche – e soprattutto – il racconto di quella crepa e ferita che non potrà più rimarginarsi: la persa continuità tra la società rurale che aveva un senso con la modernità incivile che promana da quel mondo, ma che mondo non è… Sono tutte storie minime quelle di Arminio: perché prima tra Nicola Melillo e Mario Porreca non c’era grande differenza se non quella di dovere partire dal proprio paese e forse non più ritornarci: questi paesi sono quelli da cui si parte ma non si torna, ed anzi sono quei paesi da cui anche gli immigrati rumeni scappano… Ma non c’è differenza neanche con la storia di Gaetano – di cognome faceva Salvemini – che nel 1908 a Messina perse tutta sua famiglia: solo l’ennesima declinazione di quella narrazione del dolore composito che è la Storia del Sud e delle sue catastrofi naturali. Perché allora questo libro – pieno di quella quell’espressività poetica che è la vera cifra stilistica e umana di Arminio? Perché per le nuove generazioni “servono risorse e buona memoria, serve capire che molto del male che fiorisce e rifiorisce in continuazione nella nostra Nazione non è frutto del caso o di una congiura, Quello che è accaduto non riguarda solo chi è morto o i suoi familiari, riguarda noi e i nostri figli, riguarda soprattutto chi non c’era”. E Arminio dimostra che servono gambe dritte e un cuore forte e una buona vista per dare senso a quel dolore composito che ci invoglia a vivere bene questo tempo con altri traumi morali e civili in corso.

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