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Libero: il conflitto di interessi di Chinè rende inutile l’inchiesta sulle plusvalenze

Il procuratore della Federcalcio è anche capo di gabinetto del Ministero delle Finanze (che è parte lesa) ma nel calcio nessuno dice niente

Libero: il conflitto di interessi di Chinè rende inutile l’inchiesta sulle plusvalenze
Db Reggio Emilia 09/04/2019 - amichevole/ Italia-Irlanda femminile / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

L’inchiesta sulle plusvalenze, il fascicolo della Covisoc su 62 operazioni sospette (di cui 42 della Juventus) finirà in un nulla di fatto. E non solo perché è arduo stabilire l’esatta valutazione di un calciatore, ma a causa del conflitto di interesse del procuratore della Federcalcio Giuseppe Chinè. Lo spiega Libero stamattina.

Chinè è infatti al tempo stesso presidente della Procura Figc e rappresentante dell’eventuale parte lesa (il ministero delle Finanze): è il capo di gabinetto del ministro delle Finanze.

Le 62 operazione hanno prodotto un totale di 90 milioni di benefici messi a bilancio con ipervalutazioni di calciatori scomparsi o semi-sconosciuti

Libero ricorda che si sono susseguite interrogazioni parlamentari sull’assurdità del doppio incarico. Doppio incarico che Chiné avrebbe omesso sulla «dichiarazione di insussistenza di cause di inconferibilità e incompatibilità» firmata per approdare al Ministero.

Ovviamente il mondo del calcio se ne guarda bene dal risolvere questo conflitto di interessi. Va tutto bene madama la marchesa.

Libero ricorda anche che Chiné non diede grande prova di sé nemmeno nel caso tamponi della Lazio e Lotito.

Perché anche per il caso-tamponi che aveva riguardato la Lazio e il suo patron Claudio Lotito, Chinè non aveva fatto brillato: era addirittura assente quando la Corte d’Appello federale smontò il castello accusatorio costruito da febbraio a ottobre 2021 proprio da Chinè.

 

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