A Repubblica: «Il film non è liberatorio né terapeutico, ma inizio ad annoiarmi dei miei dolori e a scivolare in una discreta felicità. Toni Servillo è una figura paterna»
Su Repubblica un’intervista a Paolo Sorrentino. Ieri ha vinto il Gran Premio della Giuria e il premio Marcello Mastroianni per il protagonista Filippo Scotti con il suo film “E’ stata la mano di Dio”.
Nel discorso dopo la premiazione, il regista ha parlato di due scene non presenti nel film, che avrebbe voluto raccontare.
«In una si vede Maradona che ringrazia da un campo di calcio, e questo forse è il più grande premio per lui. L’altra scena mi riporta al giorno del funerale dei miei genitori. Il preside mandò solo quattro ragazzi, non tutta la classe. Ci restai male, ma non ha importanza perché oggi è venuta tutta la classe, che siete voi».
Idee che gli sono venute troppo tardi per metterle nel film, spiega al quotidiano. E racconta la genesi del film.
«È stato un procedimento, a dispetto di quel che pensavo, gioioso. Fare questo film è stata una piacevole oasi di spensieratezza, anche come reazione ai tempi cupi che abbiamo vissuto di recente».
Ci vorrà tempo per capire cosa gli ha lasciato la pellicola.
«Ci vorrà tempo per capirlo, sono piuttosto rallentato. Di sicuro dopo essere stato un lungo monologo interiore, condividere questa esperienza è di aiuto. Non liberatorio né terapeutico, ma parlandone inizio ad annoiarmi dei miei dolori e sto scivolando in una discreta felicità».
Su Napoli:
«Napoli è un’espressione acuita di vitalità, il luogo ideale per liberarsi dalla cupezza. Una città che da sempre, forse perché la gente arriva dal mare, ingloba tutto e riduce tutto a quella che è la famosa napoletanità. È una specie di caverna che accoglie tutto, mastica tutto e ritira fuori in maniera molto recitata. Perciò la recitazione napoletana trova posto nei grandi appuntamenti dell’arte».
Su Toni Servillo, uno dei protagonisti del film.
«Toni è una figura paterna, un fratello maggiore, non abbiamo una grande differenza d’età. È un amico e un attore che mi ha sempre aiutato moltissimo nel lavoro e spesso anche nelle vicissitudini della vita, mi fido ciecamente, così come uno si fida ciecamente dei proprio genitori».