Lucio Zurlo, maestro dell’olimpionica, a Libero: «Quando arrivò in palestra a 12 anni era piena di rabbia, poi ha scoperto che si poteva vivere diversamente da come faceva»
Su Libero un’intervista a Lucio Zurlo, maestro di Irma Testa, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo, prima a raggiungere l’obiettivo nel pugilato femminile italiano. Zurlo ha una palestra di boxe a Torre Annunziata. Fa un paragone tra calcio e pugilato: il calcio è bocciato.
«Non mi piacciono i comportamenti: litigano, pretendono, sgambettano. Non hanno umiltà. Il pugilato è sport leale, l’unico che ha un solo spogliatoio. Sul ring si combatte, fuori si è amici. Si condivide tutto, il panino, l’acqua, le lacrime. Il pugno e la carezza, insieme».
Non è facile insegnare nel quartiere Provolera, il più difficile di Torre Annunziata.
«Qui c’è droga e mafia ovunque, vige la legge del sopruso. Mi è stato offerto più volte di trasferire la palestra in una zona più tranquilla, ho sempre rifiutato. La palestra deve stare dove la gente ha bisogno di un punto di riferimento onesto».
Continua:
«Torre Annunziata non ha un futuro, chi vuole costruire qualcosa di buono se ne deve andare. Ci sono troppe brutte tentazioni e non c’è la volontà di porre freno alla delinquenza minorile. Devi avere tanta forza di volontà per capire che c’è solo una parte dove stare. Irma ha provato il cattivo per poi scegliere il buono. Ha vinto lei, con il suo coraggio, la sua testardaggine e la sua cazzimma».
Che, spiega,
«è la capacità di sopportare una determinata situazione tirando fuori il meglio di te. È la sfrontatezza che ti dà la forza d’insistere, di ribaltare situazioni sfavorevoli».
Le istituzioni purtroppo fanno poco per aiutare questi ragazzi e la boxe.
«Non fanno niente. Ho avuto problemi con assistenti sociali che giudicavano il pugilato violento senza aver mai visto una palestra. La mia palestra è un appoggio sicuro per tanti ragazzi che altrimenti avrebbero il destino segnato. Dalla nostra prima sede siamo stati sfrattati, dove siamo ora c’erano i topi. Il Comune ci chiede anche la Tari. La Regione dice che tocca al Comune darci una mano, il Comune ci rispedisce alla Regione. Il solito scaricabarile. Mi arrangio. Ogni anno sistemo qualcosa, un pannello, una crepa…».
Sul pugilato: non è uno sport violento, dice.
«Chi lo dice, giudica senza conoscere. Nessuno sa quanti sacrifici si compiono in palestra tutti i giorni. La boxe detta regole di vita, allena al sacrificio e all’onestà. Mio figlio Biagio da anni si batte perché la boxe diventi materia d’insegnamento nelle scuole come lui fa al liceo di Torre Annunziata».
Su Irma Testa:
«Quando a 12 anni arrivò in palestra era una tigre piena di rabbia che aggrediva tutti. Bella, irrequieta, vivacissima e indisciplinata anche a scuola. Le suore chiesero a mia moglie Luisa di darle un’opportunità nella mia palestra. Non è stato facile, genio e sregolatezza insieme. Ma poco alla volta ha scoperto che si poteva vivere diversamente da come faceva. Ha capito e ha iniziato ad accettare i consigli e anche le imposizioni. Non si controllava neppure a tavola. Nei momenti più delicati della preparazione prendevo lei ed altre tre o quattro ragazze e le piazzavo nel piccolo appartamento sopra casa mia. Stavano lì, sotto controllo mio e di mia moglie che preparava pranzo e cena seguendo le mie indicazioni. Non bevevano, non uscivano di notte a combinare guai e mangiavano corretto. Ringrazio ancora mia moglie per tutto il suo aiuto, il bronzo di Irma è anche merito suo».