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Dopo quasi due anni, sono tornato a guardare il Napoli. E ho trovato un allenatore (e una squadra)

Abbandonai la Serie A la sera di Napoli-Atalanta, lasciai lo stadio al rigore su Llorente non fischiato da Giacomelli. Sono tornato e ho trovato confortanti cambiamenti

Dopo quasi due anni, sono tornato a guardare il Napoli. E ho trovato un allenatore (e una squadra)

Ho smesso di seguire il campionato di Serie A il 30 Ottobre 2019 alle 20,45. Ero allo stadio, quando ancora si chiamava San Paolo, in curva B con l’abbonamento in tasca per la stagione che sarebbe stata bloccata qualche mese dopo dalla pandemia. Si giocava Napoli Atalanta, una partita piuttosto importante ai fini della qualificazione in Champions’ League; in quel momento gli azzurri erano in vantaggio per due reti a uno e come al solito, sugli spalti, ci si rammaricava per le occasioni sciupate da Milik (che poi aveva segnato il gol del vantaggio) e per i soliti legni colpiti durante la partita dai nostri giocatori. In panchina sedeva ancora mister Ancelotti e in curva ci si preparava al fischio finale con non poca trepidazione a causa di un’Atalanta che aveva pareggiato fortunosamente grazie a una mezza papera di Meret e che era venuta fuori alla distanza nonostante fosse passata nuovamente in svantaggio quindici minuti prima. Il cronometro, l’unica cosa che i tabelloni dell’allora San Paolo erano autorizzati a trasmettere insieme con le pubblicità degli sponsor, segnava il minuto 86 della ripresa.  In quell’istante, dalla fascia sinistra, e quindi alla destra di tutti noi che eravamo in curva B, Mertens fece partire un traversone in area diretto a Llorente che si sarebbe trovato a tu per tu con Gollini e avrebbe avuto vita facile nel mettere il risultato e i tre punti al sicuro. Avrebbe avuto vita facile se non fosse stato travolto in piena area di rigore da un Kjaer completamente disinteressato alla posizione della palla. Il rigore sembrò ineccepibile a tutto lo stadio, Anche a quelli che seguirono la dinamica dalla lontanissima Curva A, anche ad Ancelotti e a Gasperini, anche ai radiocronisti e a tutti gli opinionisti TV e perfino ai calciatori dell’Atalanta. Gli unici due che non riuscirono a notarne l’evidenza furono l’arbitro Giacomelli e il VAR che, con tutti i replay e i rallenty a disposizione, non ritenne opportuno richiamarlo alla on field review. Nel giro di un minuto, mentre ancora tutti cercavano di capire cosa fare, Gollini rimise la palla in gioco e con l’indolenza dovuta all’incertezza della situazione, lentamente, l’Atalanta mise Ilicic davanti a Meret che nulla potè sul suo diagonale.  Nel giro di meno di 60 secondi eravamo passati da un potenziale 3 a 1 con conseguente aggancio in classifica, ad un 2 a 2 che ci teneva a tre punti di distanza dagli orobici.

Quello che è successo dopo me l’hanno raccontato poi. L’espulsione di Ancelotti, Giuntoli e De Matteis per proteste, l’ammonizione a Insigne, gli inutili otto minuti di recupero non l’ho vissuti in prima persona. Per la prima volta nella vita ho abbandonato lo stadio. La frustrazione è salita a livelli superiori anche del fallo da espulsione di Pjanic sotto gli occhi di Orsato.

Scesi da solo dalla gradinate con la certezza di non voler più assistere a quello che mi era parso uno spettacolo farsa in maniera peggiore di quanto non fosse già successo tante altre volte. Chiusi i miei rapporti con la Serie A e con tutte le situazioni poco chiare che avvengono nel campionato.

Poi ci fu l’ammutinamento e la sua assurda gestione da parte della società, poi ci fu Gattuso e alla mia voglia di riprendere a seguire attivamente le partite fu dato il colpo di grazia.

Ho smesso con la Serie A.

Adesso, però, dopo quasi due anni, le cose potrebbero iniziare a cambiare. Sulla panchina siede di nuovo un allenatore (che io non ho mai stimato troppo ma che spero possa fare meglio del precedente, anzi, di tutti i precedenti fino ad Ottavio Bianchi). Un allenatore che, dal primo giorno, ha mostrato subito non solo come sia possibile allenare un gruppo di ragazzi ma anche come si possa tenere testa ai giornalisti, come si possa comunicare nel modo corretto, come si possa abbracciare il pensiero dei napoletani senza scadere negli stereotipi della presunta e sbandierata “Napoletanità”.

Un allenatore che, dopo tre giornate, nonostante le difficoltà è a punteggio pieno e che ha ribaltato la partita contro la Juve, in casa, dopo aver dominato i primi dieci minuti ed essere passato in svantaggio a causa dello svarione di un singolo. Un allenatore che ha anche un pizzico di fortuna, perché ieri sera, il cambio decisivo l’ha fatto il suo avversario inserendo Kean. Un allenatore che, dopo tutti questi mesi, mi ha convinto a sedermi di nuovo alla tv per guardare tutto il secondo tempo della partita.

Io non lo so ancora se questo netto cambiamento rispetto al passato riuscirà a riavvicinarmi ad un campionato che ritengo, tuttora, farlocco. Ma se l’inizio è questo, mi sembra che le probabilità siano piuttosto buone.

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