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Non ricordo bancarelle del torrone griffate Armani e in partnership con Amazon

Aziende leader nel mondo (c’è pure Konami) la pensano diversamente dall’inesauribile fronte papponista. Operazioni lontane anni luce dagli standard della città

Non ricordo bancarelle del torrone griffate Armani e in partnership con Amazon
Db Monaco di Baviera (Germania) 01/08/2017 - Audi Cup / Atletico Madrid-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis

Confesso di fare una certa fatica a ricordare bancarelle vendere del torrone in partnership con Amazon. Pure perché spesso gli impacchi del torrone non li disegna Giorgio Armani.

Già, perché pare, al di là di un pizzico di sana ironia, che alcune delle aziende più importanti del mondo (Amazon, Armani e pure Konami) la pensino diversamente dai tuttologi da bar sport che per anni (e noiosissimamente per tutta la durata dei ritiri a Dimaro e Castel di Sangro) hanno sostenuto che De Laurentiis gestisse il Napoli come una bancarella del torrone, un carretto dei panzerotti o, al meglio, una salumeria. Loro (le aziende) la pensano così diversamente che hanno messo su con la società partenopea collaborazioni tanto importanti da ridefinire, quantomeno dal punto di vista del marketing, il portato dell’ambizione del club.

La società partenopea era già stata la prima a prender parte al progetto Fans 360 della stessa Amazon, offrendo la possibilità agli appassionati di acquistare il merchandising direttamente dallo store più frequentato del web. Ora ne porterà (caso più unico che raro in Europa) anche il marchio sulla divisa. Precisamente sulla manica delle maglie disegnate da EA7.

Non sappiamo se la svolta riguarderà anche il versante prettamente sportivo, su cui negli ultimissimi anni De Laurentiis aveva dato l’impressione – dopo un decennio a tratti straordinario – di aver perso qualche colpo. Ma le ultime mosse della società in termini di valorizzazione del brand Napoli in Italia e nel mondo sono di primissimo livello. Di un’attrattiva a tratti clamorosa. Lontane anni luce (ma questa è storia vecchia) dagli standard a cui si è abituati in questa città. E questa è roba che, nella complessa modernità, ti fa crescere. Ti fa schiacciare sull’acceleratore.

Schiacciare sull’acceleratore magari per uscire anche sul campo da quella annosa condizione mentale di sfigato cronico da cui il Napoli – anche quello di De Laurentiis – è stato (quasi) sempre soggiogato. È quella condizione mentale che tante volte ha finito con lo spegnere gli entusiasmi della squadra e della piazza proprio sul più bello.

La conferenza stampa di Spalletti di ieri è, a questo proposito, una conferenza stampa da copertina. Un toccasana. Lamentarsi è da sfigati. Se possibile andava detto pure l’anno scorso a Gattuso. Ma è acqua passata.

Questo Napoli, in campo e fuori, pare nascere con tutt’altra intenzione.

Non un fatto da sfigati.  D’altronde il motto di Spalletti è chiaro: uomini forti, destini forti; uomini deboli, destini deboli.

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