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La riforma dell’Europa League l’ha resa molto più attraente

Il nuovo format, con meno squadre, regala incroci stimolanti già dalla fase a gironi. Un obiettivo che nessuna competizione europea ha ancora raggiunto

La riforma dell’Europa League l’ha resa molto più attraente
Mg Londra (Inghilterra) 06/07/2021 - Euro 2020 / Italia-Spagna / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Aleksander Ceferin

In ogni girone di Europa League, ci sono tre squadre di livello. E questa di per sé è una notizia, perché siamo stati abituati a vedere tante realtà troppo piccole anche per il secondo contesto europeo, già grate di essere arrivate alla fase a gironi. Così Aleksander Ceferin ha colto la palla al balzo: ha promosso un’ulteriore competizione, la Conference League, per aumentare la quantità di squadre che possono accedere ad un torneo europeo e contemporaneamente ha snellito l’Europa League, l’unica che dà l’idea di essere stata riformata con criterio e soprattutto di essere sensibilmente migliorata.

Il problema, che con le debite proporzioni si porta dietro anche la Champions, è sempre stato quello di una bassa attrattività nelle prime fasi della coppa. L’Europa League è praticamente l’unica ad averlo risolto. Il livello medio delle squadre, ridotte da 48 a 32, si è naturalmente alzato e già dalla fase a gironi si può assistere a tante sfide degne di nota. Al tempo stesso, è stata tutelata l’esigenza di avere un turno aggiuntivo nelle fasi finali, con lo spareggio tra le seconde dei vari gruppi e le terze che scendono dalla Champions prima di procedere con gli ottavi di finale. In quest’altro torneo, invece, il format è stato modificato per le prossime stagioni, rendendolo un po’ più somigliante al modello Eurolega del basket, ma il risultato è un ibrido che stuzzica un po’ la curiosità e poco altro, che non sembra aver risolto le criticità evidenziate negli ultimi anni. E che per questo motivo tiene sempre in vita lo spauracchio di una Superlega.

Se, come pare, la nuova Europa League dovesse ottenere riscontri favorevoli, tornerebbe d’attualità il tema della riduzione delle squadre anche per i campionati. Le formule sono molto diverse per la lunghezza delle competizioni ma il clima positivo potrebbe rappresentare un ulteriore input nella promozione di una lega a 18 o ancor più drasticamente a 16 squadre, magari con i playoff a fine stagione per assegnare il titolo. Temi molto cari al presidente federale Gabriele Gravina, che di recente ha incassato una carica importante nell’Uefa come membro del Comitato Esecutivo (peraltro è stato il candidato più votato). Ragionare su tornei così diversi è probabilmente prematuro, ma l’impressione è che per le coppe, per definizione dallo svolgimento più sporadico, la selezione e la creazione di un élite sia l’unica reale garanzia di spettacolo.

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