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La prima pagina di Marca dedicata alle donne afghane, perché lo sport non è un mondo a parte

Dalla avvilente sequela di prime dedicate al calciomercato (o al cricket in Inghilterra) spunta una perla: il quotidiano spagnolo dà una lezione di giornalismo a tutti

La prima pagina di Marca dedicata alle donne afghane, perché lo sport non è un mondo a parte

Dalla rassegna stampa dei quotidiani sportivi (non solo italiani stavolta) spunta un “intruso”: la prima pagina di Marca. Il quotidiano spagnolo ha deciso che nei giorni in cui l’Afghanistan ripiomba nell’incubo talebano, è il caso di ricordare che lo sport non è un pianeta a parte. E che anzi è una chiave per raccontare lo stesso mondo che spesso nelle redazioni sportive si ostinano a respingere, ad ignorare. E quindi dedica la sua prima pagina ad una bambina afghana che palleggia. Il titolo è “che ne sarà di loro?”.

Che ne sarà di una intera generazione di bambine e giovani donne cresciute con qualche diritto in più delle loro madri, che in molti casi sono riuscite a studiare, hanno internet, e dei sogni, e che ora piombano in un’oscurità fatta di negazioni e soprusi che non hanno mai conosciuto. E tra queste negazioni c’è anche lo sport, la libertà di movimento e di gioco.

Nel frattempo nel mondo parallelo dell’informazione sportiva possiamo leggere titoli come “CR7 si offre al City, Vlahovic è addio”; oppure “la Juve va in pole”. Ma anche “L’OM riparte all’attacco” dell’Equipe, e i titoloni sul cricket dei giornali inglesi, e quelli tutti puntati sul Barcellona degli altri spagnoli.

La prima di Marca è bellissima, semplicemente.

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