POSTA NAPOLISTA – Un mese che ha fatto crollare, uno dopo l’altro, i dogmi del nostro ambiente. A nulla servirà, torneremo a perdere come piace a noi
Basta mettere il naso fuori dalla città per respirare aria diversa. Aria più pulita. Ma del resto basta arrivare a Coverciano, entrare in uno spogliatoio per cinquanta giorni con una bacheca personale che conta una coppa rica e due piedoni, uscendone campioni europei. Ma il loop paradossale è una tifoseria che osteggia la mentalità degli obiettivi “ad ogni costo” ed il mantra #finoallafine. Necessariamente l’aria di Napoli infesta anche lo spogliatoio azzurro (Napoli). Del resto non si è mai visto a queste latitudini un Insigne tanto devoto alla causa della squadra come nell’ultimo mese. Ma evidentemente lo spogliatoio a conduzione juventina, abitato da un campione tacciato di avidità (nato addirittura in Campania), porta anche chi è abituato a perdere qualsiasi cosa a capire che per vincere a volte basta davvero poco.
Ma del resto il punto di vista espresso da Raniero Virgilio è sintomatico di una tifoseria che da settanta anni è imbevuta di una lettura “complottista periodico: “
Quanti secoli di sedute di autocoscienza il tifoso del Napoli dovrà fare per approcciare in maniera totalmente diversa rispetto a ciò che avviene in campo, ma soprattutto fuori? Quanti giocatori, quanti presidenti e quanti allenatori dovranno passare affinché quando c’è un fallo, come quello di Chiellini su Saka, si pensi che è giusto un semplice giallo e non una lapidazione a Piazza Mercato? Forse non succederà mai, ma “achiapp a chist” lo diceva Totò, non certo Erminio Macario. Nel DNA del napoletano ci sarebbero anche i cromosomi giusti per vincere. Ma vittimismo e sconfittismo sono giustificazioni troppo comode affinché la realtà non sia mai effettivamente visibile,
Del resto si augura la A16 ad ADL, senza capacitarsi del perché il Napoli non abbia acquirenti interessati all’acquisto della società. Pensando che ci debbano essere frotte di imprenditori alla porta per il solo fatto che ci siano il Napoli in vendita ed i suoi tifosi in omaggio. Oggi in un cambio di proprietà la squadra è laterale rispetto al potenziale economico espresso dalla città. Indipendentemente dalle sciocchezze come la sede, il campo di allenamento, gli impiegati e le lavatrici per la squadra primavera. Oggi il potenziale economico di Napoli si esprime nella leadership cittadina nelle classifiche dei percettori del reddito di cittadinanza, che fa diventare i divani di casa ancor più comodi, riducendo ulteriormente i servizi che portano l’economia a girare in maniera virtuosa. Insomma con un valore economico da terzo mondo per essere riconoscibili ed eventualmente appetibili ed entrare nel calcio che conta davvero.
Ma se già si riuscisse a debellare il vittimismo dietrologico, come in conferenza ha dimostrato Spalletti, sarebbe un primo passo verso la liberazione dalla napoletanità ingrata ed ignorante di cui siamo circondati in ogni rivolo di vita cittadina. Lo sconfittismo lo elimini sul campo con giocatori affamati di successo, vittorie e soldi. Con la professionalità e la classe dei Donnarumma che non nascono lontano da Castelvolturno. Non certo come Mertens, in grado di strappare una pensione d’oro a De Laurentiis, beccato nel peggior periodo della sua presidenza. Speriamo solo che non succeda anche con Insigne il cui “core” (leggi in inglese) della carriera è ormai alle spalle.