Non sembra possedere la scorza del leader, colleziona tiraggiro, la sua carriera ad alti livelli dura quanto una storia su Instagram. Ma ora ha l’occasione per cambiare la storia
Sul Foglio un ritratto impietoso di Lorenzo Insigne, firmato Giuseppe Pastore. Ritratto, va detto, per nulla estraneo alla verità, come i lettori del Napolista sanno. Il titolo è molto più blando è dell’articolo: “Insigne e gli attaccanti interrotti – Fa parte della generazione dei bomber italiani che non ha vinto niente. Ma che ora può cambiare la storia”.
Pastore ricorda tratti dell’Insigne calciatore che a noi del Napolista sono fin troppo noti.
Lo stesso repertorio tecnico di Insigne è un santuario del delpierismo, a cominciare dall’ormai proverbiale tiraggiro autisticamente ripetuto da Lorenzinho decine di volte a stagione, in omaggio al suo idolo da bambino. La sua carriera ad alti livelli è una collezione di momenti splendidi ma lunghi come una storia su Instagram.
Ricorda che, oltre a gol segnati in stadi prestigiosi, il curriculum internazionale vanta una semifinale di Europa League persa contro il Dnipro.
Euro 2020/ 21 ha colto il 30enne Insigne all’inizio della parabola discendente della sua carriera.
I precedenti in azzurro Italia non sono esaltanti: una coazione a ripetere dando poi sempre la colpa a qualcun altro, da Conte che lo penalizzava con un 3- 5- 2 da cui era tagliato fuori a Ventura, beh Ventura, basta la parola.
Lo definisce
un trentenne che non incide mai, che non ha mai inciso e dal quale ormai nessuno si aspetta più nulla, tanto che in quest’immediata vigilia di Italia- Austria di Insigne (l’unico numero 10 della storia delle grandi Nazionali italiane che non sia mai stato sottoposto a una logorante concorrenza interna) quasi non si parla, oscurato da Jorginho, da Bonucci, da Immobile, persino da Locatelli.
Avanti Lorenzo! Sei reduce dalla miglior stagione di sempre, condita da 19 gol in Serie Ama finita con un quinto posto a causa di uno sciagurato Napoli- Verona in cui, recitano le statistiche, hai tentato cinque tiri, e nessuno nello specchio. Non sembri possedere la scorza del leader, qualunque sia la gradazione dell’azzurro che porti addosso.
Ma gli concede speranza nel finale: è il momento di rovesciare il tavolo. E lo fa anche in modo ironico.
Ma se c’è un momento grazie al quale puoi prendere quest’articolo, appallottolarlo, giocarci a basket col cestino dei rifiuti e consigliare all’autore un uso più consono della penna e della carta, quel momento è proprio questo.