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Barillari: «Quando fotografai la moglie di Riina nell’aula bunker, mi tirò dietro un secchio di piscio»

Il famoso paparazzo a La Verità: «Quando Peter O’Toole, per avermi spaccato l’orecchio, pagò un milione, mio padre disse: “Puoi fare questo lavoro”»

Barillari: «Quando fotografai la moglie di Riina nell’aula bunker, mi tirò dietro un secchio di piscio»

La Verità ha intervistato il mitico Rino Barillari, all’anagrafe Saverio, classe 194, forse uno dei primi paparazzi, come lui stesso ama definirsi

«Preferisco paparazzo. Ma chiamatemi come volete, paparazzo, fotoreporter, giornalista, pizzicarolo. Ciò che è importante è solo la verità».

che ha raccontato alcuni interessanti aneddoti del suo passato

«Questo è un lavoro da fiji de mignotte, cinico. Il fatto è che ce’ stanno persone morte. La moglie di Riina, quando lo fotografai nell’aula bunker, mi tirò dietro un secchio di piscio. Le cose facili mi mettono in imbarazzo»

Quando nel 1965 a 20 anni immortalò Pasolini e Totò sul set di Uccellacci e uccellini.

«Erano personaggi molto diversi da quelli attuali, t’invitavano a pija’ un caffè, ti davano una possibilità. Quando tornai con quelle foto mi dissero: “Ma come cazzo hai fatto?”. Poi Hollywood ha rovinato quel mondo»

Era un mestiere difficile in cui si finiva spesso all’ospedale, Barillari conta 165 ricoveri al pronto soccorso e 11 costole fratturate.

«A tre anni dal mio trasferimento, feci venire a Roma mio padre. Ero ancor minorenne, doveva recarsi in questura per garantire. Quando Peter O’Toole, per avermi spaccato l’orecchio, pagò un milione, mio padre disse: “Puoi fare questo lavoro”. Mi diede 50.000 lire e me ne andai in vacanza a Taormina. Litigai con i Kennedy, lo chiamai, non capivamo una parola d’inglese. Una volta, a Porta Portese, il padre di una ragazza mi puntò la pistola alla nuca. Poi chiese scusa. Chi ha più calma vince. Se subisci un’aggressione e ti fanno male, devi anna’ all’ospedale e farti dare il referto medico. Io non vengo dentro casa tua e se mi meni paghi»

 

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