Il virologo del Cts al Corriere della Sera: “La pandemia si sta spostando altrove. Non possiamo ignorarlo data la globalizzazione di viaggiatori”
Il Corriere della Sera ha intervistato Giorgio Palù, virologo del Cts e presidente dell’agenzia del farmaco Aifa sulla situazione in Italia e le riaperture
«I dati italiani, considerando tutti i parametri epidemiologici, sono molto incoraggianti. Il ritorno alla normalità deve però essere graduale. Per questo restano cruciali la campagna di vaccinazione e il rispetto delle semplici regole che vengono richieste».
Non bisogna però dimenticare che siamo di fronte a una pandemia e che non basta mettere al sicuro i singoli Paesi
«La pandemia si sta spostando altrove. Non possiamo ignorarlo, la diffusione del virus è planetaria e l’immunità di gregge non può riguardare i singoli Paesi data la globalizzazione di viaggiatori. L’approccio deve essere universale e non saremo mai fuori pericolo finché non lo saremo ovunque. Ecco perché va sostenuto il programma Covax, l’acceleratore per l’accesso agli strumenti Covid-19, quindi vaccini, farmaci e test diagnostici, patrocinato dalle Nazioni Unite».
Le vaccinazioni sono la strada per uscire dal Covid e prolungare i tempi tra le dosi può essere una soluzione secondo Palù
«Nel Regno Unito, per far fronte a una fornitura limitata di fiale, sono stati avviati studi per verificare l’impatto di un allungamento della tempistica. Emergono dati molto interessanti sulla copertura dei vaccinati con una somministrazione ritardata da 3 a 11-12 settimane: nei soggetti di età superiore agli 80 anni le risposte anticorpali sono maggiori di tre volte se la seconda dose viene data dopo 12 settimane».
Sulla possibilità di ricevere la seconda dose in un luogo diverso, magari perché in vacanza
«Il luogo non inficia la buona riuscita della vaccinazione, l’importante è che ci sia un sistema ottimale di tracciatura e presa in carico del cittadino. Ampliare l’offerta di prossimità fa parte della strategia per favorire la massima adesione alla campagna vaccinale».
Sulla possibilità di mischiare i vaccini
«Alcuni Stati dell’Ue lo hanno già deciso o ci stanno pensando. Studi clinici sono in corso. Ieri la rivista Nature ha riportato un lavoro spagnolo su 600 persone che dimostra vantaggi nella combinazione. Non ci sono però elementi sufficienti per consigliare questo mix».