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«Mourinho alla Roma? In un contesto pandemico sembra una scelta suicida»

Sul Napolista torna Gordon Gekko: «L’unica certezza, per ora, è l’aumento dei costi. La Roma ha 250 milioni di debiti e non ci sono segnali di ripresa»

«Mourinho alla Roma? In un contesto pandemico sembra una scelta suicida»

Per i lettori del Napolista Gordon Gekko è un faro. È l’uomo che in piena tempesta Superlega, prima che la nave si schiantasse sull’iceberg, disse chiaro e tondo: «Non sopravvalutate i grandi club, il management del calcio è miope». Definì l’operazione «una mossa senza futuro» e spiegò bene il perché, il tema dell’approvvigionamento nel calcio. Il sistema deve crescere insieme, una parte non può staccarsi altrimenti avrà vita breve. La Superlega ebbe vita infinitesimale, non partì proprio.

Più o meno Gordon Gekko, esperto di finanza internazionale, applica lo stesso metro alla mossa dei Friedkin di prendere Mourinho. Le prime parole sono nette: «Un disastro. Ai tifosi della Roma potrebbe ricordare Herrera che proprio come Mourinho guidò i giallorossi dopo l’Inter. Il punto è: come faranno i Friedkin a fargli la squadra con 200 milioni di perdita e 250 milioni di debiti?».

Gordon parte dal Tottenham. «Chi conosce il calcio inglese il giro d’affari che ruota attorno alla Premier, sa bene che Daniel Levy, proprietario del Tottenham, è un uomo molto, molto attento a non buttare via soldi. Studia gli investimenti, non è protagonista di scelte dettate dall’istinto. Nella comunità finanziaria britannica è voce diffusa che per essere arrivato a sborsare 18 milioni di sterline per liberarsi dello Special One vuol dire che ormai il portoghese era considerato fuori controllo al punto da richiedere uno stop loss urgente. Evidentemente con Mourinho non si poteva più andare avanti».

Il Tottenham, ricordiamolo, pagherà ancora 9 milioni di ingaggio a Mourinho nella prima stagione alla Roma. I restanti 7 – Mou ne guadagna 16 – li metterà la società giallorossa. Il secondo e il terzo anno lo Special One si “accontenterà” dei soli 7 milioni di Friedkin, premi e bonus esclusi.

Secondo Gekko, i Friedkin avevano in mano due opzioni. «La prima era una scelta incentrata su Sarri: un allenatore comunque di prestigio con cui impostare un programma chiaro: pochi innesti giovani e un attaccante di peso. Gioco veloce e crescita progressiva del valore della rosa. Magari avresti avuto qualche mugugno sugli spalti, ma nemmeno era detto, però il piano si sarebbe basato su conti sostenibili».

La Roma ha puntato sulla seconda opzione.

«Decisamente. Il modello Mourinho. Gioco di rimessa e investimenti importanti sulla rosa, altrimenti non è chiaro perché tu debba prendere uno come il portoghese. Il tutto secondo una una strategia di rilancio in grande stile». Tant’è vero che in Borsa il titolo della Roma è schizzato. L’effetto annuncio è stato dirompente.

Qui, però, secondo Gekko, torna la miopia del management calcistico. Un errore di visione da parte della proprietà americana.

«In un contesto di normalità l’opzione portoghese, sebbene rischiosa, avrebbe poggiato su un’aspettativa di scale up importante, possibilmente sostenuta dal mercato. Qua invece la situazione è decisamente diversa. La Roma è un club molto indebitato e, come tutti, costretto a navigare nelle acque stagnanti della più grande (e lunga) recessione economica della storia. La combinazione di questi due fattori fa apparire come la scelta di Mourinho una strategia suicida».

Bisogna guardare al contesto. È impossibile non farlo.

«E il problema fondamentale è che nella situazione in corso qualunque stimolo dai all’offerta, ad esempio la speranza di uno spettacolo di maggiore qualità nell’immediato, la risposta in termini di domanda rimarrà comunque inadeguata, perché per qualche anno (secondo illustri economisti) si agirà in un mercato super depresso. Non ci sono le condizioni strutturali per un ritorno economico a breve degli investimenti. E poiché la causa alla base della stagnazione dipende unicamente da un fattore esogeno globale (la crisi post pandemica), è inutile produrre di più se sai già che la capacità di spesa degli acquirenti principali del tuo prodotto (spettatori, broadcaster e sponsor) resterà sotto il livelli pre pandemia per alcuni anni. E tutto questo al netto dell’alea del gioco. Nel senso che l’ingaggio di Mourinho non implica la certezza di un prodotto migliore. L’unica certezza, per ora, è l’aumento della spesa».

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