Su Il Giornale. “Il Paese ha altre priorità e urgenze”. “Qualcuno dovrebbe ricordare a Ceferin che nessuna federazione ha citato l’Uefa per i casi di Covid nelle partite di coppa”
Roma è ancora in bilico nella possibilità di ospitare le partite degli Europei di calcio. La Uefa ha dato tempo all’Italia fino al 19 aprile per chiarire quali sono i suoi piani per far accedere il pubblico allo stadio. Sul tema si esprime oggi Tony Damascelli su Il Giornale.
“A due mesi dall’inizio del torneo, nessun governo può rispondere definitivamente alla richiesta assurda, nessun governo può prevedere quale possa essere lo sviluppo dei contagi e dunque provvedere alle riaperture che dovranno essere innanzitutto degli esercizi che portano profitti e non ristori a commercianti, ristoratori, lavoratori e imprenditori”.
La Uefa dovrebbe complimentarsi con le città che hanno già dichiarato che potranno riaprire gli stadi e augurarsi che se ne possano aggiungere altre, ma, in ogni caso,
“ringraziare le città in difficoltà, garantendo comunque, a porte chiuse, lo svolgimento del campionato “itinerante””.
Roma, continua, come pure le altre tre città in bilico,
“non dovrebbe rispondere alla data richiesta, il Paese ha altre priorità e urgenze che riguardano la salute dei cittadini e non l’affluenza del pubblico negli stadi. Quello degli amministratori dell’Uefa è un ricatto e qualcuno dovrebbe ricordare a Ceferin che nessuna federazione ha citato l’Uefa (e ne avrebbe avuto ampie ragioni) per i casi di Covid causati dalle varie partite di coppa giocate in condizioni di emergenza. Ma il denaro, soprattutto per l’istituzione svizzera, ha la prevalenza sulla salute e, in piena pandemia, un ultimatum è un atto indegno e codardo”.