A Roma una querelle molto simile a quella con Gattuso. Piace molto ad Adl, ha dimostrato di saper fare bene con poco e in un ambiente caldo
Aurelio De Laurentiis sta provando a portare a termine, con successo, quella che sul Napolista abbiamo già definito l’operazione Moratti. Fu, probabilmente, la migliore messa in atto dall’ex presidente dell’Inter. La stagione era 2007-08. L’Inter venne eliminata in Champions dal Liverpool di Benitez; Torres segnò una doppietta a San Siro e in conferenza stampa Roberto Mancini, livido per la sconfitta e l’eliminazione, invece di analizzarne i motivi e provare e spiegarli, si rese protagonista di un’uscita delle sue:
“Vi dico una cosa, e la dico in italiano perché tanto agli inglesi non interessa. Questi sono gli ultimi due mesi e mezzo per me sulla panchina dell’Inter, anche se ho quattro anni di contratto”.
Fu quella sera, l’11 marzo del 2008, che Massimo Moratti capì che se avesse voluto vedere la sua Inter trionfare in Europa, non avrebbe potuto puntare su Mancini. Ma non disse nulla. Qualcosa cominciò a trapelare, soltanto all’estero. In Portogallo si scrisse di un incontro con Mourinho. Il presidente non parlò mai, i quotidiani italiani rimasero in silenzio fino alla fine del campionato e lui, con Mancini in panchina, riuscì a vincere lo scudetto all’ultima giornata, a Parma. Aveva raggiunto il suo scopo.
Le differenze con De Laurentiis sono tante. Moratti fu abile a dissimulare, per tutta la stagione. Mancini rimase in panchina con la speranza di essere l’allenatore dell’Inter anche per il futuro. Dubitiamo che Gattuso abbia questa speranza. Così come Giuntoli. È chiaro a tutti che da giugno il Napoli avrà una nuova area tecnica. Con un altro allenatore e un altro direttore sportivo. Ma De Laurentiis sta provando a salvare capre e cavoli. Ha deciso di non esonerare Gattuso. Spera di conquistare la Champions anche con l’allenatore calabrese. Secondo alcuni nonostante l’allenatore calabrese che piace solo e soltanto ai giornalisti.
A differenza di Moratti, De Laurentiis ha squarciato il velo di ambiguità e non è poco. Non è la prima volta che il Napoli si ritrova a gestire la fine di rapporti. Accadde con Mazzarri – finì con un secondo posto -, con Benitez il cui congedo è invece legato a quel rigore di Higuain e poi Sarri.
De Laurentiis sta agendo su più tavoli. Da un lato, sta cercando di salvare la stagione. Dall’altro, sta pensando e organizzando il Napoli del futuro. Ovviamente se ha deciso di rimanere con Gattuso in panchina fino a giugno, è perché – presumibilmente – ha già in mano il prossimo allenatore. Ha preferito lasciare tutto così e pensare al futuro. È convinto, e fa bene ad esserlo, di avere una rosa forte, competitiva anche senza qualche cessione. E magari con qualche acquisto mirato, si spera in controtendenza rispetto agli ultimi effettuati dal duo Giuntoli-Gattuso.
Intanto a duecento chilometri da Napoli, sta andando in scena una querelle contrattuale molto simile a quella che ha visto protagonisti – solo mediaticamente, si intende – fino a qualche mese fa Gattuso e De Laurentiis. La famosa tiritera sul presunto rinnovo del tecnico del Napoli. I giornalisti che da sempre tirano la volata a Gattuso, si sbizzarrirono per settimane. Addirittura qualcuno scrisse che il rinnovo sarebbe stata una lezione per l’ambiente che non comprendeva la maestosità di Gattuso. Ovviamente è finita come sappiamo: il rinnovo resterà fantasia.
Ecco, alla Lazio la scena è simile. A giugno scade il contratto che lega Simone Inzaghi al club di Lotito. Da mesi, leggiamo e ascoltiamo di un possibile rinnovo. Che a volte diventa probabile e altre invece si allontana. La dinamica è uguale a quella di Napoli, comprese le trattative per lo staff del tecnico. Ieri il Corriere della Sera ha scritto di un nuovo slittamento.
Non sappiamo come finirà tra Inzaghi e la Lazio. Inzaghi è un allenatore che piace a De Laurentiis. Non piace soltanto a lui, è stato vicinissimo alla Juventus. E non è il solo allenatore a piacere a De Laurentiis. Ha il profilo giusto. È un tecnico che ha dimostrato di saper stare su panchine calde, di saper gestire ambienti difficili nonché presidenti sopra le righe. E ha raggiunto risultati notevoli se rapportati agli investimenti effettuati. In cinque stagioni e mezza, Inzaghi con la Lazio ha vinto una Coppa Italia e due Supercoppe italiane. Lo scorso anno, ha lottato per lo scudetto e ha riportato la squadra in Champions e ha raggiunto anche gli ottavi di finale.
È, soprattutto, un allenatore che ha dimostrato di saper lavorare con budget limitati, e a Napoli il budget sarebbe decisamente superiore a quello della Lazio. In più, è un allenatore non integralista. Non insegue alcuna utopia. Insegue, più semplicemente, il modo più efficace per vincere le partite.