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De Laurentiis decida l’eventuale esonero di Gattuso in base al bene del Napoli, non al proprio ego

Rifletta se è meglio salutarsi subito o a giugno. Adl ricordi la lezione di Moratti quando protesse Mancini ma andò a prendere Mourinho

De Laurentiis decida l’eventuale esonero di Gattuso in base al bene del Napoli, non al proprio ego

Il secondo sfogo di Gattuso – uno show che sta diventando un genere – è l’ennesima pugnalata agli impupazzatori di vetrine del mondo dei media. Gattuso ha buttato giù a calci l’impalcatura – di polistirolo – eretta a suon di rinnovi dietro l’angolo, di grande sintonia tra il presidente e l’allenatore, di De Laurentiis innamorato perso del tecnico calabrese. Ormai Gattuso l’ha urlata in modo tale che anche i più duri di comprendonio si saranno arresi.

Stasera Gattuso ha fatto chiaramente capire che De Laurentiis ha contattato altri allenatori (Benitez, come scritto da Antonio Giordano sul Corsport), ha pure indirettamente dato dello scorretto al suo presidente. «Io sono stato corretto, non mi sono seduto a parlare con nessuno», lasciando capire che anche lui i suoi colloqui avrebbe potuto averli.

Gattuso sa benissimo che i presidenti possono contattare altri allenatori, fa parte del gioco. È recentemente capitato anche al tecnico calabrese ma era dall’altra parte della barricata e quindi non gli ha dato fastidio.

A questo punto, però, De Laurentiis deve ragionare e agire da presidente lungimirante. Senza assumere decisioni sulla base della rabbia del momento. A noi sembra evidente che Gattuso scalcia anche perché ha capito che il rapporto è terminato, che oltre maggio non si andrà, e si sente pure ferito nell’orgoglio. Comprensibile dal suo punto di vista.

De Laurentiis, però, deve ragionare diversamente. Deve pensare alla strada che secondo lui è la più efficace per provare ad agganciare il treno Champions. Se ritiene che ci sono più chance con Gattuso in panchina, si dia un pizzico sulla pancia e prosegua così. Può darsi un esempio da seguire: Moratti della stagione 2007-2008 quando capì che Mancini era inadeguato a guidare l’Inter ad alti livelli. Lo capì dopo lo sfogo del Mancio in seguito all’eliminazione in Champions contro il Liverpool di Benitez. Che fece Moratti? Apparentemente continuò a difendere il suo allenatore, in gran segreto invece cominciò a pensare a Mourinho e poi lo incontrò a Parigi. In questo modo, Moratti riuscì a raggiungere l’obiettivo di stagione: la conquista dello scudetto (vinto all’ultima giornata a Parma).

È il comportamento che deve tenere De Laurentiis se ritiene che Gattuso in panchina fino a maggio sia il male minore. Altrimenti, se pensa che un esonero in corsa possa dare una sterzata positiva alla squadra – che anche stasera è parsa molto impaurita – allora rompa gli indugi.

Ma non prenda decisioni sulla base dell’orgoglio o dell’istinto. Come fece Ferlaino quando esonerò Simoni perché l’allenatore si era accordato con l’Inter. L’Ingegnere assunse una decisione disastrosa: perdemmo la finale di Coppa Italia e pose le basi per la retrocessione dell’anno successivo.

De Laurentiis lasci a Gattuso il ruolo di chi parla in base all’orgoglio. Lui è il timoniere di un’impresa. Non può consentirselo. Deve farsi guidare solo e soltanto dalla razionalità. È l’unico modo per ridurre il più possibile la percentuale di errore in una situazione a dir poco magmatica. E meno male che erano tutte rose e fiori in vista del rinnovo in carrozza.

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