ilNapolista

Rien ne va plus, il ritorno di Schiavone, forse la migliore fiction mai realizzata in Italia

E’ il primo episodio della quarta serie, trasmessa ieri sera da Rai Due. Il prossimo appuntamento sarà “Ah, l’amore, l’amore”, mercoledì 24 marzo.

Rien ne va plus, il ritorno di Schiavone, forse la migliore fiction mai realizzata in Italia

“Rien ne va plus” è il primo episodio della quarta serie di “Schiavone” la fiction che Rai Due – ora su Raiplay – ha trasmesso ieri sera – prossimo appuntamento sarà “Ah, l’amore, l’amore”, mercoledì 24 marzo sempre alle 21 circa su Rai Due.

Il vicequestore Rocco Schiavone (Marco Giallini) è un trasteverino che per motivi disciplinari è stato traferito alla Questura di Aosta. Strana forma di sbirro autentico e di criminale di mezza tacca: amante immaginario dell’ex moglie (Marina, Isabella Ragonese) trucidata da malavitosi ed uomo di bassissimo livello con le altre donne che gli girano attorno. In tutta questa doppiezza umana e caratteriale emerge però un uomo con una sua morale e che ha una sua linea.

È uscito dalla penna raffinata di stile e di vita di Antonio Manzini che ne cura la sceneggiatura – insieme a Maurizio Careddu – che io non esito a definire come uno dei migliori scrittori italiani anche non di genere che abbiamo ora nel vivace panorama italiano: cito solo l’ultimo suo libro “Gli ultimi giorni di quiete (sempre Sellerio)” che non essendo uno Schiavone ci parla del fragile cuore di tenebra che attanaglia l’odierna società civile italiana che il Coronavirus ha contribuito solo a fare emergere con più nettezza. Ora dopo avere sfangata una radiazione dalla polizia perché una sua vendetta privata non ha trovato riscontri necroscopici, Rocco sta cercando di dare un contorno sui mandanti e le motivazioni all’uccisione del ragioniere Favre e riparte dalla scomparsa di un portavalori. Insieme a lui la sua scalcagnata banda fatta da personaggi da commedia all’italiana – D’Intino (Christian Ginepro) e Deruta (Massimiliano Caprara), e da Antonio (Alberto Lo Porto), Italo (Ernesto D’Argenio) e Casella (Gino Nardella), gli unici che sembrano possano dargli una mano nel disbrigo delle indagini, preso dai turchi tra il PM Baldi (Filippo Dini) ed il questore Costa (Massimo Olcese). Mentre l’ex Caterina (Claudia Vismara) e la giornalista Sandra (Valeria Solarino) lo braccano per proprie ragioni.

Schiavone, intanto. perso nei suoi deliqui con il solo cane Lupa che gli è vicino, mentre aiuta Cecilia Porta (Anna Bellato) ed il figlio Gabriele (Carlo Ponti), va dritto nelle sue indagini con le intuizioni favorite dalla strana coppia formata dal Capo della scientifica, la complottista Gambino (Lorenza Indovino), ed il campione delle muffe, il medico legale, Fumagalli (Massimo Reale). Nei lavori sporchi poi si fa affiancare dagli amici di borgata Brizio (Tullio Sorrentino), Furio (Mirko Frezza), mentre il quarto compagno di merende Seba (Francesco Acquaroli) è scappato dagli arresti domiciliari per regolare i conti con Enzo Baiocchi che gli ha ucciso la moglie. Insomma più che un microcosmo, una sorta di familia communi iure che è retta da quel vero e proprio Pontefice Massimo che è Schiavone, con un grande Giallini che si attaglia miracolosamente al personaggio di carta che avevamo già amato nella lettura.

Che “Schiavone” sia la migliore fiction mai realizzata in Italia?

ilnapolista © riproduzione riservata