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Tra razzismo e omofobia, il bombardamento d’odio online contro i giocatori della Premier

In Inghilterra è un gran problema, di cui è investito anche il governo. Una società privata ha esaminato i profili di soli 4 giocatori: in un mese hanno subito 3.500 offese gravissime

Tra razzismo e omofobia, il bombardamento d’odio online contro i giocatori della Premier

Un’azienda tecnologica britannica che utilizza l’intelligenza artificiale e le informazioni disponibili pubblicamente ha messo in imbarazzo i giganti globali Twitter, Facebook e Instagram dimostrando che è perfettamente possibile monitorare gli abusi online e smascherare i responsabili.

La società londinese Signify – scrive il Daily Mail – ha dimostrato di riuscire ad analizzare centinaia di migliaia di messaggi estraendo gli epiteti e le offese rivolte ai calciatori – utilizzando testo o emoji – in poche ore. Signify ora sta discutendo con i club della Premier League su come utilizzare la tecnologia per proteggere i giocatori che vengono regolarmente attaccati sui social media.

Il loro lavoro svela l’enorme volume di odio – razzismo, omofobia, disabilità e religione – nonché il diluvio di offese più generiche rivolti ai calciatori ogni settimana.

Signify ha fatto col Mail l’esempio di quattro giocatori – Hector Bellerin, Antonio Rudiger, Granit Xhaka e Harry Kane – esaminando più di 800.000 post sui social media e identificando 3.500 messaggi offensivi in soli 30 giorni.

In più di due terzi dei casi l’azienda può fare un esame incrociato alle informazioni pubbliche e identificare le persone colpevoli, a volte confermando che la persona è effettivamente titolare di un abbonamento alla squadra dei giocatori che offendono.

Il lavoro di Signify scopre la fallacia delle scuse delle grandi aziende tecnologiche, che insistono sul fatto che stanno facendo tutto il possibile per arginare l’inesorabile marea di cyberbullismo.

In Inghilterra il dibattito sul razzismo online è accesissimo, e da settimane occupa le prime pagine dei quotidiani. Il calcio inglese si è unito la scorsa settimana nella condanna unanime di Twitter, Facebook e Instragram in una lettera esplosiva agli amministratori delegati delle piattaforme, Jack Dorsey e Mark Zuckerberg. E li ha accusati di consentire ai propri siti di diventare “paradisi per gli abusi”.

“La nostra tecnologia è in grado di scansionare milioni di contenuti e identificare i più offensivi utilizzando dati disponibili pubblicamente”, ha detto al Daily Mail un portavoce di Signify. “La abbiniamo alla nostra capacità di indagine open source e, nella maggior parte dei casi, possiamo anche verificare le identità di “nella vita reale” di prolifici autori di abusi che si nascondono online. Ovviamente, le piattaforme devono assumersi la responsabilità, ma ciò che offriamo è un significativo ulteriore livello di protezione che la famiglia del calcio può avvolgere attorno ai giocatori. Spostando l’attuale stato di avanzamento da reattivo a proattivo”.

Tuttavia, Twitter e Facebook hanno chiarito ai principali club della Premier League che la pratica di consentire agli utenti di aprire account anonimi non è contestabile. Le società di social media sostengono che violi le funzioni di libertà di parola della tecnologia. Data la sua importanza nelle rivolte politiche, come la primavera araba, il movimento per la democrazia di Hong Kong e le attuali proteste a sostegno del leader dell’opposizione russa in carcere Alexei Navalny, le aziende non insisteranno sull’identificazione degli utenti.

Nel frattempo, il governo inglese ha aumentato la pressione sulle aziende elaborando una nuova legge, che promette di multare le società di miliardi di sterline se non adempiranno ai loro obblighi ai sensi di un nuovo “dovere di diligenza”.

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