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Troppi casi Covid, l’NBA sta pensando di fermarsi e riscrivere le protocollo sui contatti

Il protocollo sui “contatti” è troppo rigido: le quarantene hanno ridotto all’osso le squadre e aumentato gli infortuni da sovraccarico. Il ritorno in “bolla” è considerato impraticabile

Troppi casi Covid, l’NBA sta pensando di fermarsi e riscrivere le protocollo sui contatti

E’ durato tre settimane appena l’esperimento fuori-bolla dell’NBA. Ora il grande basket americano si ritrova già in panne, con una marea di positivi e quattro match – finora – rinviati. Una situazione poco gestibile, tanto che il Commissioner della Lega Adam Silver riunirà a brevissimo il consiglio di amministrazione – la Sueddeutsche Zeitung scrive addirittura tra oggi e domani – per decidere il da farsi. Sul tavolo c’è anche la fondata ipotesi di uno stop del campionato, e la quasi impossibile ricostruzione della “bolla” che in estate-autunno aveva permesso di chiudere la scorsa competizione.

Il concept sta crollando davanti ad un evidenza: così rigido com’è il protocollo dei “contatti” non è sostenibile per lo sport di contatto. Esempio: l’ala dei Celtics Jayson Tatum è andato in quarantena venerdì dopo un test positivo. A causa del protocollo il suo diretto avversario Bradley Beal è stato inizialmente isolato dai suoi compagni dei Washington Wizards e dichiarato sano e a disposizione il giorno dopo, con due test negativi. Il protocollo si basa sulla regola empirica degli scienziati statunitensi, secondo cui è considerato “contatto” se qualcuno si trova a meno di sei piedi (1,8 metri) da un’altra persona per più di 15 minuti. In pratica tutti i giocatori di basket impegnati in una partita.

La domanda che si pone l’inviato a Los Angeles del quotidiano tedesco è: perché il centro dei Celtics Daniel Theis non è stato isolato? Fa pick and roll con Tatum così spesso che ha avuto contatti più lunghi e più intensi che con il suo compagno di squadra… E gli altri compagni che siedono accanto a Tatum in panchina, stanno con lui negli spogliatoi o viaggiano con lui su autobus e aerei? I Celtics nei giorni di Capodanno hanno giocato a Detroit, Toronto, Miami, Boston.

L’NBA voleva evitare una seconda “bolla”. Voleva che tutti i club giocassero il maggior numero di partite possibile (attualmente ne sono previste 62 a squadra) rispettando i contratti televisivi, che attualmente valgono più di 2 miliardi di dollari. Ma nel tentativo di garantire il minor numero di casi possibile con regole di contatto molto rigorose ha provocato squadre ridotte all’osso e infortuni da sovraccarico per chi gioca.

Un ritorno in bolla per la lunghissima stagione ancora da giocare è considerato irrealistico, una pausa di una o due settimane e un ritorno in campo con regolamenti modificati più realizzabile.

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