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Leonidas Da Silva, il mito brasiliano prima di Pelé che fece incendiare uno stadio

Il Giornale rievoca le gesta del giocatore attivo negli anni Trenta e Quaranta, che non scese in campo contro l’Italia ai Mondiali per una questione di soldi

Leonidas Da Silva, il mito brasiliano prima di Pelé che fece incendiare uno stadio

Ovunque ha giocato ha mantenuto la media di un gol a partita e si dice che il più bello lo ha realizzato scalzo contro la Polonia al mondiale francese del ’38, quando nel fango perde la scarpa destra che non fu mai più ritrovata. Al momento di scendere in campo dove non si vede un solo filo d’erba, decide di giocare scalzo ma non gli viene concesso.

Inizia così la storia, raccontata da Il Giornale, di Leonidas Da Silva, definito “mito prima di Pelé”. Nato nella periferia di Rio de Janeiro nel 1913, Da Silva guadagnava esibendosi in strada col pallone ed è riconosciuto tra i padri della rovesciata, che fesce conoscere a tutti nel 1932 a soli 19 anni. Avrebbe potuto giocare la semifinale mondiale con l’Italia nel 1938 ma lui stesso spiegherà l’esclusione.

“A quei tempi non avevo soldi e mi facevano molto comodo. Per quella semifinale ho chiesto un buon ingaggio, non mi è stato concesso e così ho deciso di non giocare”. Sarà ugualmente capocannoniere di quella edizione con 8 reti in quattro partite.

L’aneddoto più curioso però riguarda un suo gol quando giocava col San Paolo che provocò a tal punto la rabbia dei tifosi di casa dell’Universitario Deportes, che lo stadio prese fuoco.

Qualcuno invade il campo, altri accendono falò pericolosissimi e la parte superiore dell’anello in legno prende subito fuoco. Panico generale con quelli che in quel momento sono saliti per liberarsi, intrappolati fra le fiamme alimentate dalle centinaia di cappelli di carta. Settore distrutto, fiamme altissime, l’arbitro decide di interrompere la partita, Leonidas raggiunge lo spogliatoio scortato dalla polizia, sugli spalti caos inimmaginabile, in migliaia urlano e scappano per non bruciare vivi.

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