ilNapolista

Il film su Gascoigne: «I 90 minuti erano la mia salvezza, lì nessun poteva toccarmi»

Finalmente in Italia, cinque anni dopo, il documentario di Preston (su AmazonPrime). La vita burrascosa segnata già quando aveva 12 anni

Il film su Gascoigne: «I 90 minuti erano la mia salvezza, lì nessun poteva toccarmi»
1990 archivio Image Sport / Calcio / Inghilterra / Paul Gascoigne / foto Imago/Image Sport ONLY ITALY
È incredibile come il documentario “Gascoigne” di Jane Preston sia stato tradotto dopo cinque anni in Italia e si possa vedere solo ora – da poco prima di Natale – su Amazon Prime. Niente da dire: come dimostra il caso di Maradona del regista Asif Kapadia, gli inglesi hanno un talento particolare nel redigere questi spaccati biografici ed il tutto acquista una sua narrazione soprattutto per le voci fuori campo di testimoni come Gary Lineker, Wayne Rooney e di Mourinho.
Paul John Gascoigne nasce in un sobborgo di Gateshead nel maggio del 1967 con una situazione familiare particolare, ma il sogno del bambino che gioca in strada con una pallina da tennis è giocare nel Newcastle United ed il padre a 7 anni gli compra il primo pallone di cuoio. Prima di approdare al club per cui tifava il primo trauma: mentre dodicenne accompagnava un bambino più piccolo di lui – fratello di un suo amico – questi viene tranciato da un’auto. Il piccolo Gascoigne ha i primi tic che scandiranno la sua vita.
Poi nelle giovanili del Newcastle i primi tempi con il trainer Arthur Cox pulendo palloni e facendo thè, fino all’incontro con il mito Jack Charlton che diventa Ct della squadra. Charlton capisce che quel ragazzo che mangia troppe patatine a 17anni è un talento e lo incoraggia e Paul vince la Coppa giovanile fino ad esordire in prima squadra: nasce Gazza.
I grandi club – il Tottenham Spurs di Therry Vanables ed il Manchester United di Sir Alex Ferguson s’interessano a lui: ma lui accetta l’offerta degli Spurs perché comprano una casa ed un’auto al Padre, ed un sunbed per la sorella (giugno 1988; 2 milioni e 200mila sterline)”. Poi Italia 90 con l’Inghilterra di Bobby Robson e l’episodio del giallo nella semifinale mondiale a Torino.
Ma al ritorno in patria i media lo assediano e Gazza comprende che essere famosi non è buono e, “che quei 90 minuti sul campo erano la mia salvezza perché lì nessuno poteva toccarmi. Se avevo problemi svanivano giocando: mai restare soli con i propri pensieri: è pericoloso”.
Tra mattane e feste a base di alcol arriva – dopo la semifinale con il goal storico su punizione all’Arsenal – l’infortunio al ginocchio nella FA Cup del 18 maggio 1991 con il Nottingham Forrest. È il suo primo infortunio: sembra che Gazza non riesca mai a vincere niente. Il 7 luglio 1992, dopo la riabilitazione e la ricaduta al ginocchio, il trasferimento miliardario alla Lazio con il famoso goal di testa nel derby su cross di Signori. Gustoso il cammeo del suo incontro in amichevole nel 1995 contro il Maradona che gioca a Siviglia.
Poi l’infortunio in allenamento con Nesta e nel luglio del 1995 Gazza firma per i Rangers di Glasgow (4 milioni e 300mila sterline). Vince due scudetti e due coppe ma viene minacciato dall’Ira per un’esultanza che suona politica. Intanto nell’Europeo con l’Inghilterra di Venables del 1996 segna uno dei più bei goal proprio contro i suoi compagni di club della Scozia.
Alcol, droga accompagnano la vita di Paul nella sua vita da borghese senza calcio: subisce uno stalking telefonico e solo nel 2015 dopo solitudine e riabilitazione riesce ad uscirne. Ora è un uomo di mezza età che sa quando deve bere e quando no e vuole essere ricordato come quel calciatore che “non aveva paura di giocare e che aveva una grande voglia di dimostrarlo”.
ilnapolista © riproduzione riservata