Al Corriere della Sera: «Razzismo? Nessun bianco mi ha mai detto di volermi sostenere in questa battaglia. Comandano i bianchi: se alzassero la voce loro, saremmo più ascoltati».
Sul Corriere della Sera un’intervista a Kevin Prince Boateng, neo acquisto del Monza. Da sempre in prima linea nella lotta al razzismo, affronta il tema anche stavolta. Non è stato ancora fatto tanto per combattere il fenomeno, dice.
«Guardiamo a cosa succede nel mondo, all’uccisione di George Floyd. Ammazzano la gente davanti alle telecamere, anche per futili motivi. Certo, è nato il movimento ‘Black lives matter’ ma troppo poco è stato realizzato per contrastare il fenomeno».
Ed aggiunge:
«Nessun bianco mi ha mai detto di volermi sostenere in questa battaglia. Qualcuno si astiene per paura, altri perché ritengono sia più vantaggioso non esporsi in una vicenda che non li riguarda. Comandano i bianchi: se alzassero la voce loro, saremmo più ascoltati».
Tra le altre cose, Boateng parla anche dei giovani, verso i quali è molto critico.
«In pochi amano il calcio. Ormai è solo business: disputi una buona stagione e guadagni 5 milioni. È diventato triste, quando io ho iniziato mica pensavo ai soldi. Capisco che possa essere destabilizzante: da bambino non avevo nulla nel frigo e a 18 anni giocavo davanti a 60 mila persone. A un certo punto avevo perso l’amore per il calcio, l’ho ritrovato con De Zerbi al Sassuolo».
E conclude:
«Quando ero al Tottenham dovevo pulire le scarpe ai vecchi dello spogliatoio. Oggi i giovani mica lo fanno, pensano alle Mercedes e alla playstation. La prima volta in cui ho mangiato il sushi avevo 23 anni ed ero arrivato al Milan, ero uno di strada abituato al kebab. Il giorno in cui non proverò più passione per questo mestiere smetterò, non voglio rubare il posto a chi ancora lo sogna».