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«Avrei dovuto giocare un Napoli-Juventus con Jeppson, ma i senatori si ribellarono al mio debutto»

Repubblica Napoli intervista Tony Iglio: «Ero il numero 12, il secondo portiere. Avrei dovuto debuttare al posto di Casari che si ruppe un gomito, ma Monzeglio rinviò il mio esordio»

«Avrei dovuto giocare un Napoli-Juventus con Jeppson, ma i senatori si ribellarono al mio debutto»

Repubblica Napoli intervista Tony Iglio, musicista, compositore e direttore d’orchestra. Con un passato da portiere di riserva nel Napoli di Jeppson e Pesaola. Passato di cui racconta un aneddoto.

«Da adolescente avevo frequentato i Salesiani alla Doganella: mi piaceva stare tra i pali poiché mi ero innamorato delle parate di Morsia, il portiere dell’Internaples. La nostra squadra di bambini era quella dei Diavoletti, mangiavamo pasta e piselli a fine partita. Con quegli amici facevo anche un po’ il ladruncolo, rubavo oggetti e benzina dai carri armati che sostavano al corso Malta. Ricordo i nomi dei miei compagni d’avventura: Zazà, Peruzziello, ‘O Nano. Da quei tornei passai nella squadra delle Cristallerie nazionali e quando in estate facemmo il cosiddetto “Campionato dei bar”, finanziato dai gestori dei caffè del quartiere, mi vide un osservatore del Napoli. Feci un provino con l’allenatore Eraldo Monzeglio e indossai i colori azzurri. Erano i primi anni ‘50. Tuttavia, nella prima stagione giocai in prestito al Portici. I portieri titolari del Napoli erano prima Bepi Casari e, dopo, Ottavio Bugatti: io ero il numero 12, il secondo portiere. Parliamo dell’epoca di Jeppson, Amadei, Pesaola. Avrei dovuto debuttare in un Napoli-Juventus, perché Casari si ruppe un gomito. Tant’è che nel pranzo pre-partita a me servirono il brodo, a Casari gli ziti al ragù. Il menù stabiliva chi avrebbe giocato. Ma poi negli spogliatoi l’allenatore rinviò il mio esordio, giocai da titolare una domenica più tardi, contro il Pisa. Al termine del campionato, Monzeglio mi svelò che quella volta contro la Juve i “senatori” della squadra si erano ribellati al mio debutto… Ma ho tanti ricordi di quegli anni. Pensi che alcuni giocatori, come Giuseppe Cavanna, una volta finiti i contratti con le squadre dei campionati ufficiali, venivano a giocare a pallone in piazza Garibaldi. Tornei serali con gente comune. Loro venivano pagati, guadagnavano bene per queste esibizioni. L’ho fatto anch’io».

 

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