A La Verità: come in un salotto tv, i decisori si sono arrogati il diritto di insinuare il sospetto che i napoletani siano tutti furbi e imbroglioni. Pure le Asl e la Regione
In una lettera a La Verità, il pm Catello Maresca commenta la sentenza della Corte Sportiva di Appello sul caso Juventus-Napoli. La definisce un atto di accusa ideologico nei confronti dei napoletani.
“Il tema va ben oltre la mera vicenda sportiva e il messaggio rischia di essere letto come una neanche tanto velata insinuazione che i napoletani sono imbroglioni di natura e non appena si determina l’occasione provano la truffa“.
La sentenza, scrive, sembra avere una portata politica. Usa la strada
“della mortificazione, a tratti offensiva, della Società sportiva calcio Napoli e delle autorità sanitarie competenti”.
E continua:
“Finché tali illazioni provengono da più o meno cabarettistici salotti televisivi con opinionisti a gettone, la cosa, pur spiacevole, si riesce ancora ancora a digerire, considerato il modesto spessore dei protagonisti. Ma che i medesimi argomenti e le inaudite stesse conclusioni entrino in una decisione di un organo federale mi sembra davvero molto grave“.
I decisori ipotizzano che ci sia un reato di frode sportiva e accusano non solo i dirigenti del Napoli ma anche i vertici della sanità campana.
“Più che una decisione del «giudice» di appello sportivo, sembra una predica dai contenuti moralizzatori verso chi ci ha provato, ma non è riuscito nel giochetto“.
Se la Corte avesse ravvisato un profilo di illiceità penale, avrebbe dovuto trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica.
“Arrogare a sé anche la giurisdizione penale mi sembra davvero troppo”.
E ancora:
“Non sono francamente accettabili, né ricevibili «ramanzine», goffamente travestite da principi di diritto. È poi intollerabile che non solo i dirigenti sportivi interessati, ma anche le istituzioni sanitarie locali vengano trattate, senza uno straccio di prova, alla stregua del ragazzino che viene scoperto con le mani nella marmellata“.
La sentenza scredita il sistema della giustizia sportiva, conclude,
“mina la credibilità del mondo del calcio, determina nel popolo napoletano – e non solo – la legittima indignazione ed un senso di condivisibile sfiducia nei confronti delle istituzioni sportive. La dirigenza della Federazione italiana giuoco calcio, dovrebbe, perciò, auspicabilmente intervenire con forza per evitare che simili comportamenti possano ripetersi in futuro, con conseguenze assolutamente negative sulla credibilità del sistema sportivo che governa il calcio nel nostro Paese”.