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Il Covid ha evitato alcune cessioni e ha reso meno evidente il declino del Napoli

Nell’ultimo anno il club ha acquistato calciatori inferiori a quelli che aveva. Anche l’accantonamento di Milik è stato un errore

Il Covid ha evitato alcune cessioni e ha reso meno evidente il declino del Napoli
Giuntoli (Ciambelli)

Si sa, non è un periodo florido per la realtà, a livello planetario, ma la serata storta contro il Sassuolo obbliga a un doveroso “reality check” sul Napoli. Quello più importante riguarda i giocatori: dopo il cambio di allenatore, lo scorso anno, la società ha acquistato una lunga serie di atleti nel complesso generalmente inferiori rispetto a quelli presenti nella rosa che c’era e alla vecchia guardia che ancora c’è. Il Covid, in questo senso, ha fortunatamente rallentato la contrazione tecnica del Napoli che, riuscendo a trattenere pedine importanti che non hanno più trovato mercato per motivi contingenti, ha diminuito l’impatto di un cambiamento, altrimenti, enorme.

La realtà, per fortuna, non è fatta di punti isolati nel tempo, né della singola vittoria fuori casa in coppa né della singola sconfitta casalinga in campionato. Semplicemente, se i numeri sono tali, non si può ignorare che i nuovi acquisti a centrocampo e in attacco, giunti a partire dall’arrivo di Gattuso, stentano a potersi paragonare ai vecchi. Non è certo responsabilità dell’allenatore, almeno non esclusivamente. È piuttosto l’evidenza di una tendenza circa il senso degli investimenti ed il futuro della società che si fa sempre più chiara. Ad oggi inizia a configurarsi come un grave errore strategico anche l’aver messo alla porta un attaccante non amato ma prolifico come Milik per ragioni che si catalogano nell’enorme calderone dei “motivi di principio”.

Il dato di fatto che stasera inizia ad apparire con una certa evidenza – se si ha voglia di guardarlo negli occhi, cosa tutt’altro che scontata – è che nel corso degli ultimi anni il Napoli, inteso come squadra e società, si è espanso sotto la guida tecnica di due allenatori importanti come Benitez ed Ancelotti, acquistando, o anche solo spingendo la società a provare a farlo, spesso controcorrente, una sfilza di calciatori talentuosi. Si rischia qui di sfiorare il campo della filosofia teoretica, ma c’è da discutere se sia migliore un mondo in cui si prova e si fallisce l’acquisto di James Rodriguez o quello in cui si riesce ad assicurarsi Demme. Piaccia o meno (e di questi tempi appare sempre più chiaro che la realtà desti poco interesse) o si hanno gli uomini giusti a disposizione oppure no. Non esistono molte vie di mezzo. E il ruolo dei grandi tecnici, quelli pagati tanto e dal lungo curriculum (un altro aspetto poco amato di questi tempi sul nostro pianeta, men che meno a Napoli) è quello di essere grandi pescatori di uomini giusti.

La stagione è di quelle uniche. Cosa succederà di qui a due settimane o un mese è pressoché impossibile dirlo. Godiamoci quanto può accadere di buono. Ciò che tuttavia pare potersi dire con qualche prova dei fatti è che il periodo della contrazione partenopea è in corso, iniziato mesi fa. Di questi tempi complicati non se ne disserta più tanto, e a giusta ragione. Non la si chiama più neanche provincializzazione. Nei prossimi mesi le troveremo un nome migliore. A chi scrive piace “Ci siamo divertiti, non è il caso di prendersela tanto”.

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