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Cartabellotta (Gimbe): «Crisanti ha ragione. Nessuno sa se i dati delle Regioni sono completi e trasparenti»

A La Stampa: «Fidiamoci pure, ma bisognerebbe che tutto venisse reso pubblico. Il governo ha suggerito da tempo di valutare chiusure, ma senza garanzia di ristori si assiste allo scaricabarile di responsabilità».

Cartabellotta (Gimbe): «Crisanti ha ragione. Nessuno sa se i dati delle Regioni sono completi e trasparenti»

«La seconda ondata è peggio della prima: viene coinvolto il centrosud, ci aspetta l’inverno con l’influenza, gli operatori sanitari sono demotivati e le istituzioni litigano».

Lo dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe di Bologna, a La Stampa. Ed aggiunge che l’epidemia non è stata contenuta e gestita come avrebbe dovuto e che il governo sembra inseguire il virus, anziché anticiparlo.

«Solo il lockdown totale abbatte in un mese del 50 per cento la curva dei contagi. Il governo interviene sempre sui numeri risalenti a 15 giorni fa e si rassegna all’inseguimento del virus. Anche stavolta le misure mi sembrano insufficienti a piegare la curva. Dai primi di ottobre servivano lockdown mirati e riguardo all’ultimo Dpcm non è chiaro il funzionamento dei 21 indicatori, anche perché questi dati non sono mai stati resi pubblici nel dettaglio».

Sullo scontro tra Regioni e Governo.

«La pandemia mette in evidenza i limiti di un sistema da riformare. Le regioni hanno l’autonomia nella programmazione e il governo nei livelli essenziali di assistenza. Entrambi possono decidere, ma nell’emergenza per legge prevale lo Stato. Il governo ha suggerito da tempo alle regioni di valutare delle chiusure, ma senza garanzia di ristori si assiste allo scaricabarile di responsabilità».

Cartabellotta si esprime anche sulle parole di qualche giorno fa di Crisanti, che ipotizzò che le Regioni possano fornire al governo dati non corretti per evitare le chiusure. Si dice d’accordo con il virologo.

«Sì, le regioni sono autonome nella trasmissione dei dati per cui quanto questi siano completi e trasparenti non lo sa nessuno. Fidiamoci pure, ma bisognerebbe che tutto venisse reso pubblico per non scoprire mesi dopo carenze di posti, personale e tamponi».

 

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