A centrocampo manca la luce e non si può giocare con Demme e Lobotka che sono due lumini. “Il Napoli è in fase di stallo”
Giornata di stallo allo chalet di Mergellina di Peppino cameriere attorno al tavolino Juventus nella confusione delle menti azzurre disorientate dal Napoli d’ogni passione e sfinimento in questo particolare momento retrattile d’ogni progetto o illusione che dir si voglia. E, più modestamente, verimm ca cosa bisogna fa’ enuncia in apertura di discussione e dispiacere don Ciccio portiere di palazzo.
E Carmelo Mirabello regista di teatro popolare si fa prendere da un raptus lirico e declama la favola bella che ieri ci illuse, che oggi ci illude, o Atalanta. Conviene Saverio Malaspina ragioniere che quella strepitosa vittoria non ha portato bene, tutto è declinato e sfumato sino allo stallo attuale.
Appunto, osserva Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca, dalle stelle allo stallo. Molto concretamente Gennaro Piromallo salumiere invoca una repentina inversione di marcia e di gioco della squadra azzurra per evitare il peggio. Diciamo, si aggrega Totonno Speranza direttore di centro commerciale, diciamo che bisogna chiudere lo stallo prima che i buoi scappano. Voi siete il campione della saggezza popolare, esclama di passaggio Peppino cameriere distribuendo rum e coca per risollevare gli animi.
Interviene Pasquale Pazienza giornalista on-line, munito di Virtual Coach and Journalist, che denuncia la mancanza di luce nel centrocampo del Napoli, e non si può giocare con Demme e Lobotka che sono due lumini, e non è che se mettiamo Fabian detto Ruiz la luce cambia perché l’andaluso di bell’aspetto non fa mai un passaggio veloce, filtrante, un lancio di quaranta metri e quant’altro. E voi vedete, sottolinea Carminiello-a-rezza pescatore di fravaglia, che è Koulibaly il mio babà a impostare il gioco e può essere mai, non può essere. Interrompe Corraducciobello, giornalaio in piazza Sannazaro, noi siamo una squadra che porta troppo la palla e avanziamo con la lentezza delle truppe alleate a Montecassino.
E non parliamo di Petagna, osserva dolorosamente il pasticciere della Pignasecca Giacomo Frollo, una montagna che non si muove, non va da Maometto e non partorisce neanche un topolino. E Lozano, s’arrischia a chiedere Carmelo Mirabello regista di teatro popolare. Questo e quello per me pari sono, commenta con la voce del duca di Mantova Enrico Pignatiello baritono mancato al San Carlo appena giunto dal teatro dopo il suicidio di Floria Tosca.
Gesù Gesù, esclama Salvatore pittore di alici con affranto animo romantico, ma voi state distruggendo tutto ed ora mi direte che anche Hysaj o non lo sai, e Marietto Rui, e Bakayoko yò yò, e Politano ci dà una mano, e Cagliari Elmas, e Zi’ Zielinski, e ci metto pure Osimhen ben ben, tutto il Napoli improvvisamente, per via di questo stallo, è una squadra al rallentatore, quindi zero zero e neanche un sette, questo mi volete dire.
Il momento è di stanca, conferma con gravità adeguata Saverio Malaspina ragioniere. E sul ponte sventola bandiera bianca, tenta di celiare Totonno Speranza direttore di centro commerciale. E Salvatore pittore d’alici sospira, e don Ciccio portiere di palazzo respira, e Gennaro Piromallo inspira.
Don Ciccio, lasciamo stare il passato, c’è il campionato, voi come lo vedete il Napoli contro il Bologna, chiede Totonno Speranza direttore di centro commerciale. In televisione, risponde seccamente don Ciccio portiere di palazzo sfuggendo alla responsabilità di un preciso parere tecnico.
Gesù Gesù, continua a sospirare il pittore di alici Salvatore.