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Su Repubblica un’insegnante risponde ai suoi alunni: “Non abbiamo fallito noi, ma chi pensa che chiudere le scuole sia una soluzione”

Viola Ardone, insegnante e scrittrice racconta le mille perplessità dei suoi allievi del liceo che si sono ritrovati dietro a un pc dopo la chiusura delle scuole in Campania

Su Repubblica un’insegnante risponde ai suoi alunni: “Non abbiamo fallito noi, ma chi pensa che chiudere le scuole sia una soluzione”

Repubblica pubblica oggi il racconto di Viola Ardone, scrittrice ma soprattuto insegnante di latino e italiano nel biennio di un liceo in provincia di Napoli dove da un giorno all’altro ci si è trovati a far fronte ad una nuova chiusura delle scuole e al ritorno alla didattica a distanza

Ragazzi, scusateci, abbiamo fallito. Ecco che cosa avrei dovuto dire stamattina ai miei studenti collegati di nuovo in video lezione, come durante i mesi più duri del lockdown. Vi avevamo spiegato che la scuola è un luogo sicuro, che permette di individuare i casi positivi e di risalire la catena dei contagi, avevamo dedicato lezioni alle regole da seguire, ci eravamo detti che sarebbe stato faticoso ma che ce l’avremmo fatta, perché essere tutti insieme in quel luogo ogni giorno era per noi importante. Voi ci avete dato fiducia: avete rispettato gli orari scaglionati di entrata e di uscita, avete imparato a non muovervi dal banco per tutta la durata delle lezioni, a seguire parte delle spiegazioni collegati da casa alternandovi con i compagni in classe, a sostenere turni pomeridiani, a infilare nello zaino tutti i libri perché vi abbiamo chiarito che non potevate dividerli più con il compagno di banco. Ogni mattina avevate negli occhi la determinazione di voler restare ai vostri posti, e a ogni suono di campanella ci siamo detti “a domani” come se fosse un auspicio, più che un saluto.

Questo il racconto della situazione surreale in cui ci si è venuti a trovare da un giorno all’altro, dopo mesi in cui si era rassicurato genitori e alunni che la scuola era un posto sicuro. Dopo  avere speso mesi a studiare regole e aver passato ore a spiegarle e imporle ai ragazzi. Si torna a casa, dietro il video di un computer e non con poche difficoltà da parte di molti. Tante le domande e le perplessità da parte dei genitori e degli stessi ragazzi: c’è chi ha problemi di connessione, chi non capisce perché si può circolare ad ogni ora del giorno e della notte con bar e ristoranti aperti, ma non si può andare a scuola, chi si chiede perché al nord le scuole funzionino regolarmente.

Tutte domande a cui Viola non sa rispondere o meglio preferirebbe non dover rispondere, ma alla fine lo fa

Non abbiamo fallito, ragazzi, dico infine. Gli errori sono fuori dalla scuola, da parte di chi, oltre i cancelli, non è stato prudente e il virus ce lo ha portato in classe. Ma sbaglia anche chi è convinto che chiudere la scuola sia la prima misura da prendere e non l’ultima. Chi si illude che la cosa in apparenza più facile da fare sia anche la più giusta. Chi non vede in prospettiva il danno, irreparabile, che la chiusura prolungata avrà sulla vostra generazione, che di questa catastrofe pagherà il prezzo più alto, soprattutto in un territorio, come il nostro, in cui la scuola è spesso l’unico antidoto alla criminalità, alla devianza, o semplicemente alla povertà educativa che affligge alcuni contesti sociali e familiari.

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