Intervista alla Süddeutsche: «Serve un regolamento per tutti gli sport, altrimenti si crea confusione e si alimenta il negazionismo»
I quotidiani tedeschi sono una miniera. Lo sono abitualmente, in tempi di coronavirus lo sono persino di più. In Italia, non si sa come mai, la lettura dello sport è associato a minus habens. Gran parte di quel che riguarda lo sport, in particol modo il calcio, sembra destinato a subumani che a stento sanno comunicare con il mondo esterno.
In Germania non è così. Per i quotidiani tedeschi, i fruitori di articoli sportivi sono considerati normodotati dal punto di vista cerebrale e intellettivo. E quindi spesso si ha l’opportunità di leggere articoli e interviste molto interessanti.
Come l’intervista che la Süddeutsche ha fatto al giocatore di pallacanestro Bastian Doreth che adesso milita nella Medi Bayreuth squadra che è stata messa in quarantena per un positivo. Giustamente Doreth si chiede come mai lo stesso trattamento non sia stato riservato al Bayern che ha avuto Gnabry tra i positivi. E invece ha giocato, due settimane fa, il match di Champions contro l’Atletico Madrid.
Tutto nasce da un tweet del playmaker che ha esternato il proprio scetticismo di fronte ai diversi trattamenti del coronavirus nello sport, a seconda della disciplina.
Noi del Medi Bayreuth siamo dovuti entrare in quarantena dopo che due nostri compagni sono risultati positivi. Non ho alcun problema con il dipartimento della salute che ha stabilito questo. Gli esperti sono loro. È un altro l’aspetto che mi preoccupa: che viene valutato in modo diverso da ufficio a ufficio e da caso a caso quando c’è quarantena e quando no. Se non c’è trasparenza, è difficile da capire. E se continua così, il risentimento aumenterà. Questo diminuisce la fiducia nel sistema, è un mix pericoloso.
Schon spannend wie unterschiedlich die einzelnen Sportarten mit positiven Corona Fällen umgehen! #corona #Quarantine
— bastian doreth (@bastid28) October 24, 2020
Il giornalista gli fa la domanda su Gnabry e sulla partita di Champions regolarmente disputata.
Mi irrita che questa partita di Champions League si sia giocata nonostante il test positivo, anche se poi si è scoperto che Gnabry era un “falso positivo”. Se in questo caso fossero stati applicati gli stessi standard nostri, la partita sarebbe dovuta essere rinviata. Sono rimasto sbalordito della decisione presa dall’ufficio competente di Monaco: tutti, tranne Gnabry, potevano giocare. Vorrei vedere più uguaglianza. Abbiamo bisogno di regolamenti validi per tutti gli sport, forse anche transnazionali. Ciò potrebbe essere fatto tramite le associazioni.
Vedo il pericolo che le persone si allontanino se nessuno capisce più le regole. Poi sempre più persone sviluppano un atteggiamento di opposizione o vanno a dimostrazioni anti-corona e non deve essere questo l’obiettivo.
Abbiamo bisogno di linee guida specifiche che si applichino a tutti. Le decisioni devono essere più uniformi. Tutti dovrebbero sapere: se un componente della squadra è positivo, si applicheranno determinate misure. Così sarebbe chiaro.