Con il caso Suarez ogni riflessione sulla cittadinanza italiana viene attaccata sui social dalla furia degli juventini. Mai nel merito. Vale il tifo e basta
Non è tanto il raccapriccio nel rendersi conto che gli analfabeti funzionali accusano gli altri di esserlo essendo troppo analfabeti funzionali per capire cosa significhi, in un loop di scemenza che non trova mai fine. E nemmeno scopriamo oggi la sottocultura del commento: il meccanismo che priva del buonsenso persone nella vita persino ragionevoli portandole ad esprimere sui social opinioni irrilevanti perlopiù basate sulla lettura frettolosa di un titolo, quando va bene.
Però sì, ammettiamo di scorrere interdetti (primo eufemismo di un pezzo che ne abuserà, abbiate pazienza) i commenti alla storia di Danielle Fréderique Madam cinque volte campionessa italiana di lancio del peso, che non può ottenere la cittadinanza italiana, pubblicata ieri. Inciso: con lei sentiamo il dovere di scusarci, per aver ospitato il suo sfogo Facebook senza contestualizzarlo a dovere, ma ancora di più per averlo rilanciato come “Napolista”. Un marchio che implica una serie di conseguenze, che sono poi il punto di questa riflessione.
Madam non può richiedere la cittadinanza italiana – pur vivendo in Italia da quando ha 7 anni, coniugando perfettamente i verbi oltre il bastevole infinito (sa persino riconoscere un cocomero, su richiesta), studiando e vincendo come altri cittadini italiani mai faranno – perché è un’italiana di seconda generazione che ha vissuto in una casa famiglia, cosa che le certifica un domicilio ma non la residenza. Per farla breve: Madam deve affrontare un cavillo burocratico, uno dei mille tranelli che la legge italiana mette tra sé e i suoi cittadini. Figurarsi quelli che ufficialmente cittadini non lo sono ancora.
Credete davvero che alla pastoia social interessi dibattere dello ius soli o dello ius sanguinis? O dei diritti degli extracomunitari? Macché, i più leggono nello stesso titolo “Napolista” e “Suarez” e partono tastiera in resta alla conferma pubblica della propria cretinaggine.
Che si palesa nel più scontato degli appelli ad occuparci solo di cose di cui “sappiamo”: lo sport. Mica succede solo a noi, eh. E’ un tic. L’ho letto riferito persino a Paolo Condò. “Scrivete di pallone che è meglio”.
Il salto di qualità scatta quando il suddetto pezzo finisce nella rete dei tifosi della Juventus. Un passaggio non immediato, e perciò fatichiamo a farcene una ragione: anche solo l’accenno a Suarez (è chiaro che il topic, per contrapposizione, è quello) diventa una questione di difesa territoriale, della maglia: la Juve non si tocca. Pure se al momento la Juventus stessa viene narrata estranea alla disgustosa truffa dell’esame di italiano del campione, e si guarda bene dal commentare alcunché.
Suarez non è mica un giocatore della Juventus. E i più perspicaci tra i lettori in merito sottolineano che poi Suarez non ha avuto la cittadinanza, quindi di cosa parliamo? Non li sfiora il dubbio che la pratica sia stata stoppata solo a causa dell’inchiesta della Procura di Perugia e della pubblicazione delle intercettazioni. Ma vabbé.
FerroGobbo68 dice che “detta da voi fa già ridere così”, e infatti molti la buttano sulla fine ironia. Per lo più il riferimento – saranno la metà dei commenti – trasla all’indagine sulle patenti nautiche che ha sfiorato per dieci minuti alcuni giocatori del Napoli.
Anche fosse: cosa c’entra col diritto alla cittadinanza di un’atleta italiana a non essere più “un fantasma per lo Stato”? Qual è il nesso? Sì, il Napolista, siamo noi il link, lo sappiamo. Ce ne scusiamo con l’interessata, di nuovo.
Lo sfogo sdegnato – per noi giustificato – di un’atleta italiana che vorrebbe essere considerata “cittadina” dallo Stato per il quale gareggia, dopo il disvelamento dello scandalo universitario di Suarez, si trasforma in una baruffa tristissima su chi tifa cosa. Perché – temiamo – nessuno dei commentatori sa di cosa parla, capisce quale sia il problema o financo gliene importi qualcosa. “Forza Juve” e basta.
Ma andiamo avanti. Per uno siamo “patetici”, per un altro – “La zebra da tastiera”, si chiama – scriviamo “per un pugno di click”. Per un altro ancora che ha come foto-profilo Dybala siamo dei “contapalle”. “Massimo A.” e “Gabriele” si innescano a vicenda divertendosi un mondo, i mattacchioni:
“Ghino di tacco” “non accetta lezioni di moralità da una città che in quanto a sotterfugi ed inganni è tra le prime in Italia”. Dice che ha “la moglie napoletana e sì, mi sento in dovere di criticarli. Il fine tanto di questo giornaletto è attaccare la juve”. (La correzione ortografica e grammaticale la offriamo noi, non c’è di che).
Se il Napolista rilancia lo sfogo di una ragazza di Pavia viene percepito dal tifoso juventino come “la città intera” che vuol fare la morale a lui, il quale – EROE – è convolato a giuste nozze con una napoletana. Ha così conquistato il diritto di rinfacciarci tutto, pure la lezione che Madam starebbe implicitamente dettando a lui, egomaniaco dalla coda di paglia.
C’è poi un sosia di Zidane che sbotta (alleghiamo reperto, vostro onore):
Suarez cosa!!!! È cittadino Uruguaiano, non ha la cittadinanza italiana, non ci vuole molto per capirlo..
— Augusto (@Augusto98924459) September 24, 2020
A leggere loro dovremmo occuparci delle ostriche di De Laurentiis e della cocaina di Maradona. Cosa che giureremmo d’aver fatto a tempo debito non finissimo colpiti al cuore da un commento di Paolo Montero o similis:
Non vogliamo lasciarlo in attesa di “gentile” riscontro e quindi dalla ragioneria social confermiamo: gli articoli più letti sono quelli che (s)parlano della Juventus. Per il semplice motivo che nell’accezione che ne viene data dai lettori juventini tali articoli sono il 98% della nostra produzione. Se il deficit di comprensione del testo è tale da abbinare la storia di Madam ad una denigrazione della Juventus non c’è scampo. Ci arrendiamo: tutto è Juve. Il mondo intero è Juve. Non avremo altro dio all’infuori di Agnelli. Va bene così?