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Da Beckenbauer a pedina di scambio: la parabola di Demme a Napoli in appena sette mesi

Mesi di articoli e riflessioni sul grande acquisto e sulla insostituibilità del Diego tedesco voluto da Gattuso. Per poi scoprire che deve fare posto a Veretout

Da Beckenbauer a pedina di scambio: la parabola di Demme a Napoli in appena sette mesi

L’avventura di Rino Gattuso sulla panchina del Napoli è stata accompagna sin dal primo giorno da toni mediatici morigerati. Mai sopra le righe, mai enfatici, soprattutto le testate giornalistiche locali. Nel rispetto dello stile british. Il suo primo giorno di allenamento produsse i titoli: “Qui si pedala”. Come a dire: “è finita la pacchia”. Concetto ribadito due giorni fa dal presidente Aurelio De Laurentiis mentre sul campo Gattuso stava studiando il ritorno al 4-4-2 per far giocare Mertens e Osimhen.

Anche per gli acquisti è stato utilizzato lo stesso metro dal punto di vista mediatico. Nessun eccesso, ad esempio, per l’arrivo di Demme. Nessuna sottolineatura del suo nome: Diego. Né del tifo del padre per il Napoli. Mai. Massima sobrietà.

Alle prime prestazioni, le cronache locali hanno descritto Demme come un misto tra Beckenbauer (che giocava libero, lo sappiamo, ma se la cavava a impostare diciamo), Van Haneghem, Stielike, ovviamente Gattuso e qualcun altro che adesso ci sfugge. Ad esempio Sammer. Insomma un divo del calcio mondiale che incredibilmente era sfuggito a tutte le squadre.

Giocava nel Lipsia peraltro primo in classifica o comunque nei piani alti della classifica. Per mesi, a Napoli è stata divulgata la storiella che senza Demme il Lipsia si fosse smarrito e avesse perso il proprio centro di gravità. È finita con la squadra tedesca in semifinale di Champions.

Ovviamente Demme è una bravissima persona, grande professionista, giocatore affidabile, diciamo normale, sulla stessa linea di rendimento di David Lopez e Blasi. Come ci siamo permessi di scrivere qualche tempo fa, venendo ovviamente subissati di insulti. Del resto non aveva certo chiesto lui di essere trattato come una divinità del pallone.

Ora, incredibilmente, leggiamo che dopo appena sette mesi il Napoli pensa a lui come una pedina di scambio. Improvvisamente, dopo essere stato un mix tra Gerrard, Lampard e Paul Ince, Demme pare che non serva più. Deve fare posto a Veretout. Non Tigana. Dopo averlo presentato, appena sette mesi fa, come nuova diga del centrocampo, grande acquisto di Giuntoli (assieme a Lobotka).

Non possiamo non fare un piccolo balzo indietro.

Il 25 gennaio, in conferenza stampa, rispondendo a una delle tante domande spigolose che gli vengono poste (“Demme come sposta gli equilibri?”), Gattuso rispose:

Non so cosa sposta, rende facili cose difficili. Un giocatore che semplifica tutto, si sa muovere e può ancora migliorare come posizione. Non si inventa nulla, è lineare e sa tenere il campo. Si allena per giocare certi tipi di partita e mentalmente è forte. I compagni sanno che si possono affidare a lui.

Il 20 febbraio la Gazzetta scrisse di lui:

Parla la stessa lingua di Rino Gattuso, in campo come in allenamento. Per questo motivo il fattore Demme sta influendo nella rinascita, finora abbozzata, del Napoli in questa stagione assurda. Diego è arrivato in gennaio, voluto dal tecnico che già lo seguiva quando allenava il Milan. Parliamo di un giocatore esperto, che ha fatto di dedizione e sacrificio le sue caratteristiche di affidabilità. Non ha avuto così problemi ad accettare la regola benedettina di Gattuso che a Castel Volturno predica l’«ora et labora». I due poi parlano pure lo stesso linguaggio perché anche l’italiano di Diego, figlio di un emigrante, ha forte accento calabrese, come quello di Rino”.

A Radio Kiss Kiss Napoli, Massimiliano Mirabelli – ex dirigente del Milan – parlò di acquisto mirato perché Gattuso lo voleva già in rossonero. Tanto mirato che sette mesi dopo, Demme è il centrocampista con la valigia. Ne ha scritto ieri la Gazzetta. Ci è tornato oggi Il Mattino.

Dovrebbe fare spazio a Veretout. Che è sì francese. Ma magari nella sua famiglia si trova un Diego, anche tra i secondi nomi.

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