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“Conosci l’estate?”, il giallo di Simona Tanzini che sarebbe piaciuto a Leonardo Sciascia

La scrittrice s’inventa una sua detective-avatar, Viola, che, in ferie a Palermo, indaga sull’omicidio di due giovani donne 

“Conosci l’estate?”, il giallo di Simona Tanzini che sarebbe piaciuto a Leonardo Sciascia

Sarebbe piaciuto a Leonardo Sciascia per la sua lingua logica e geometrica questo “Conosci l’estate?” (pagg. 280, euro 14; Sellerio), il giallo d’esordio della collega Simona Tanzini, giornalista romana della Rai di stanza a Palermo.

La scrittrice s’inventa una sua detective-avatar, Viola, che non vede bene, ma sa dare un colore sinesteticamente alle persone ed alla musica, che sembra ricalcata su se stessa e che dopo 11 mesi nella Città Panorma senza mare decide – è in ferie dal 1 di agosto – di alternare le sue ferie nella Palermo senza percorso per indagare gli omicidi di due giovani donne.

Romina, la ragazza che aveva una storia con Zefir, un cantante alla moda – genius loci – che è infatti l’unico sospettato, e Sonia, l’amica e confidente della prima vittima. Con il suo collega Roberto, sabaudo che è di turno in cronaca, il coriaceo operatore Turi, il capo in aspettativa Santo – azzurro ghiaccio – ed i colleghi ocra e cremisi, la claudicante detective che ha problemi neuromotori si getta nel flusso delle indagini fingendo di esserne indifferente e trovando difficoltà a trovare un colore assoluto al suo contatto in Questura Zelig.

Palermo è una città che Viola vede come momento di passaggio senza senso – perché la stessa città a suo dire non ne possiede -: verso Milano, sua prossima metà lavorativa sognata. Ma della Capitale del Regno Viola vede anche i lati positivi, fatti di un’arte senza eguali nata dalla cultura antica – la Cattedrale arabo-normanna, lo Spasimo, la Kalsa – ed anche luogo che nella sua contraddizione insita abbraccia i nuovi residenti con cibo buono ed accoglienza emotiva.

La soluzione dell’enigma verrà dal passato che è una terra straniera incognita per chi non ha un colore, perché l’ha perso nella sua insipienza radical chic figlia di sogni movimentisti senza più spazio. Brava la Sellerio a credere in questa piccola Borges del Tufello: ed in uno sguardo altro sulla propria Sicilia, una terra matta ma che sa utilizzare anche empiti strangî. È nata una nuova scrittrice che avrà molti attenti lettori.

 

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