ilNapolista

Il virologo Jefferson: “Il coronavirus era già presente, dormiente, dal 2019”

Da alcuni studi emersi sulle feci risulterebbero tracce del virus prima che scoppiasse l’epidemia. Ovviamente si tratta di supposizioni che necessitano ancora studi

Il virologo Jefferson: “Il coronavirus era già presente, dormiente, dal 2019”

Forse cambia poco lo stato dei fatti ma la domanda “da dove viene il coronavirus” continua ad interessare tanti. L’ipotesi che sia nata in un laboratorio in Cina è tra le più accreditate, ma c’é chi afferma che fosse già in circolazione dormiente come l’epidemiologo Tom Jefferson – esperto del Center for Evidence-Based Medicine (CEBM) dell’Università di Oxford e docente all’Università di Newcastle – che è stato intervistato da Repubblica

Il ricercatore con il su gruppo segue le tracce del virus e tutti gli studi che ne sono stati fatti. Tra i filoni seguiti quello della presenza del virus nelle feci.

“Uno studio condotto in Italia dall’Istituto Superiore di Sanità mostra campioni di feci positivi al nuovo coronavirus a Milano due soli giorni dopo Codogno. Più interessante un rapporto su un paziente franco-algerino risultato positivo già a fine dicembre 2019. Poi c’è uno studio che riporta feci positive al coronavirus in Brasile, a Santa Catalina, a novembre 2019. A Barcellona sono poi stati esaminati campioni dal gennaio 2018 ad oggi, e si sono trovati non solo campioni positivi che precedono di 45 giorni il primo caso ufficiale a Barcellona (25 febbraio) ma anche dei residui di genoma virale risalenti addirittura a marzo 2019”.

Si tratterebbe quindi di un virus dormiente che si è innescato per un qualche motivo

“Se lei guarda nella fascia di latitudine che va da Milano, a Londra, a New York, la pandemia ha avuto un andamento che segue molto la densità e il tasso di inquinamento. Ora: questa non è una vera risposta, perché nessuno ancora le ha. E’ solo una di una serie di ipotesi che vanno testate”.

A sostegno di questa che è solamente un’ipotesi c’è lo studio di Mario Coccia che  suggerisce che l’esposizione prolungata ad alti tassi di particolato – tipica dell’inquinamento in Val Padana – la temperatura tra 0 e 10 gradi, la mancanza di vento, le oscillazioni in umidità e pressione possono aver favorito l’innesco e la trasmissione del virus.

Jefferson lancia l’ipotesi che l’aggressività e la letalità del coronavirus sia addirittura dovuta ad una collaborazione del virus con altri virus o batteri che non abbiamo cercato o che magari non conosciamo ancora. Tutte ipotesi ovviamente per cui serviranno ancora tempi lunghi e molti studi

ilnapolista © riproduzione riservata