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Dalla escort cinese a Medjugorie: così l’imprenditore veneto ha creato il focolaio del Covid

Il Messaggero Veneto ricostruisce le “gesta” dell’industriale che è stato segnalato alla Procura della Repubblica. Una storia che incarna i luoghi comuni della regione

Dalla escort cinese a Medjugorie: così l’imprenditore veneto ha creato il focolaio del Covid

Il caso dell’untore che ha scatenato la risalita dei contagi in Veneto assume contorni quasi comici, decisamente surreali, anche un po’ ‘mistici’, sicuramente tra il sacro e il profano, a leggere il Messaggero Veneto di oggi.

Il quotidiano, infatti, snocciola alcuni dettagli (vere e proprie perle) sui contatti avuti dall’imprenditore vicentino artefice del boom dei contagi, e che attualmente si trova ricoverato in terapia intensiva.

Dettagli che presenta in un pezzo che esordisce così:

Il viaggio d’affari, la sveltina al ritorno, la ripartenza per pregare la Vergine Maria, le gozzoviglie con gli amici del paese in barba alle cautele in tempi di Covid. Non ci fosse di mezzo un’epidemia, il cluster vicentino ricalcherebbe la trita parodia del Veneto laborioso e porcellone, opulento e incurante delle regole“.

Dell’imprenditore, infatti, si è detto che tornava da un viaggio di lavoro in Bosnia, dove si sarebbe ammalato. Ma dalla lettura dell’articolo emergono risvolti quantomeno singolari su ciò che ha fatto dopo essere rientrato nel suo paese, Sossano. Il Messaggero scrive:

“Sessantacinque anni, benestante – vive in un villone in compagnia di un maggiordomo – decide di spezzare la noia contattando una “massaggiatrice” cinese attiva nel Padovano, dove ha già rimediato qualche denuncia per sfruttamento della prostituzione. Vabbè. Consumato il rapporto, il capitano d’impresa richiama gli adepti. All’indomani si riparte, bandita la crapula, stavolta la destinazione è mistica, Medjugorje in Bosnia Erzegovina, luogo consacrato alle apparizioni mariane. Tornato infine all’ovile – è il 27 – l’uomo avverte inappetenza, spossatezza, dolori agli arti mentre il termometro registra 38°. Segnali eloquenti di questi tempi, non tali però dal dissuaderlo dal partecipare ad un’affollata festa di compleanno, dal presenziare ad un funerale, dal recarsi come al solito in fabbrica e al bar. Il giorno dopo, però, il malessere si aggrava: alla buon’ora l’industriale si rivolge al pronto soccorso di Noventa Vicentina, dove il tampone, manco a dirlo, ha esito positivo. Caricato in ambulanza, è trasferito all’ospedale di Vicenza: gli propongono il ricovero, lui reagisce in malo modo e rifiuta“.

Il direttore dell’Ulss Berica racconta che l’imprenditore ha

“manifestato un atteggiamento irrispettoso verso medici e infermieri, infine ha firmato la dimissione volontaria e se n’è andato”.

E’ stato il sindaco di Sossano, Enrico Grandis, a persuaderlo a tornare in ospedale e a fornire ai medici l’elenco delle persone con cui era entrato in contatto. Ma su questo l’imprenditore si è mostrato un tantino reticente.

dimentica il terzo compagno di viaggio, glissa sulla “massaggiatrice” e fornisce vaghe indicazioni sulla festa“.

I medici indagano, e scoprono che gli invitati alla festa erano circa un centinaio, e che tra loro c’era anche un gruppo di bambini.

L’imprenditore viene ricoverato in rianimazione e segnalato alla procura della Repubblica. Intanto, i suoi amici, anche loro contagiati, iniziano a rivolgersi anche loro ai medici e raccontano tutta la verità. Anche la massaggiatrice cinese, pure infetta, corre al pronto soccorso di Schiavonia ma anche lei racconta una serie di bugie.

Ad ogni modo, in 117 finiscono in isolamento cautelare. Mentre, continua il Messaggero, si viene a sapere che alla festa ha partecipato anche Joe Formaggio, ex sindaco di Albettone, oggi consigliere regionale di Fratelli d’Italia. Dell’imprenditore-untore ha detto:

“Lo conosco, è una brava persona, che ha commesso una leggerezza imperdonabile. Quando hai la febbre e te ne vai in giro è come uscire con un’arma, può sempre partirti un colpo”.

Racconta di aver fatto il tampone, di avere avuto esito negativo e che farà il secondo, come da protocollo. Ma ammette anche che il protocollo non lo seguirà fino in fondo. Dell’isolamento fiduciario previsto, infatti, dice:

“Non ce n’è bisogno, non ho avuto contatti diretti con lui”.

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