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Altro che “modello” Lombardia, l’Africa ha controllato il coronavirus con test da 1 dollaro e tracciamento

Il Guardian racconta il “miracolo” africano, che ha evitato un’apocalisse data per scontata dalla “condiscendente” Europa: chiusure da gennaio, ricerca dei contatti e tanta “creatività”

Altro che “modello” Lombardia, l’Africa ha controllato il coronavirus con test da 1 dollaro e tracciamento

A dicembre, all’inizio della pandemia di Covid-19, tutti, dai veri esperti fino ai virologi da bar, erano concordi su una previsione: il virus in Africa e nei paesi poveri in genere avrebbe fatto uno strage. Tra popolazioni a basso reddito, economie informali difficili da regolare e strutture sanitarie fatiscenti, l’apocalisse era già scritta. E invece.

No, il clima non c’entra niente. Il Guardian racconta il “miracolo” africano, fatto di abitudine alla gestione di crisi sanitarie, consapevolezza dei propri limiti, processi decisionali più agili e molto più economici rispetto alla “vecchia Europa”: molte nazioni africane, rendendosi conto presto che i test e il ricovero su larga scala non erano un’opzione percorribili, non avevano altra scelta che adottare un approccio più creativo.

Il Guardian fa l’esempio di due Paesi in particolare: Senegal e Ghana. Il Senegal sta sviluppando un kit di test Covid-19 che costerebbe 1 dollaro a paziente, e che dovrebbe individuare l’infezione – sia presente che passata – in meno di 10 minuti, grazie agli antigeni nella saliva o agli anticorpi. “È difficile capire – scrive il Guardian – come sia possibile confrontare questi prezzi con quello dei test britannici. A Londra il kit di test privato costa circa 250 sterline”.

La lezione del Senegal, se paragonata alla tragedia della Lombardia, letteralmente “brucia”. Il Senegal ha cominciato a pianificare la sua risposta all’epidemia seriamente già a gennaio, non appena è stato lanciato il primo avviso internazionale sul virus. Il governo ha chiuso i confini, ha avviato un piano globale di ricerca dei contatti e, poiché è una nazione fatta di famiglie a occupazione multipla, ha offerto un letto per ogni singolo paziente infetto in un ospedale o in una struttura sanitaria comunitaria. Un Paese da 16 milioni di abitanti ha avuto solo 30 morti. Ogni morte è stata riconosciuta individualmente dal governo: “puoi permetterti di vedere ogni morto come una persona, quando i numeri sono a questo livello. Il Regno Unito ha fatto il contrario, e ora sta affrontando un bilancio di oltre 35.000 vittime”.

Il Ghana, con una popolazione di 30 milioni di abitanti, ha un bilancio delle vittime simile al Senegal, in parte a causa di un ampio sistema di tracciamento dei contatti effettuato da un gran numero di operatori sanitari e volontari, ma anche di altre tecniche innovative come il “pool testing”: vengono testati campioni di sangue multipli, e successivamente trattati come test individuali solo se viene trovato un risultato positivo. I vantaggi di questo approccio sono ora allo studio dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

In generale, in tutto il continente africano la mancanza di accesso a costosi prodotti farmaceutici, per non parlare di una storica mancanza di fiducia, ha portato un enorme interesse sui rimedi erboristici tradizionali. Alcuni sono in fase di test anche all’estero, ma “il motivo per cui probabilmente non ne avete sentito parlare, è a causa degli atteggiamenti condiscendenti nei confronti dell’innovazione africana”.

Il Guardian sottolinea un atteggiamento eurocentrico con pochissime basi logiche: “il continente africano ha una storia stellare di innovazione per uscire dai problemi. Ed è ormai dimostrato e documentato che un atteggiamento condiscendente nei confronti dell’Asia orientale è uno dei motivi per cui i paesi europei sono stati colti di sorpresa dalla diffusione di questa malattia. Ora con una mentalità simile non impariamo le lezioni che l’Africa ha da offrire”.

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