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«La Germania è un altro Paese rispetto all’Italia, e non perché ha ripreso il campionato»

Il CorSport intervista Angelo Bolaffi: «Se avessero bloccato il calcio, nessuno avrebbe protestato. Qui a 18 anni vai via di casa. Indecorose le liti sulle retrocessioni in piena pandemia»

«La Germania è un altro Paese rispetto all’Italia, e non perché ha ripreso il campionato»

Il Corriere dello Sport intervista Angelo Bolaffi, filosofo della politica e germanista, già direttore dell’Istituto di cultura italiana a Berlino. Commenta la ripresa del calcio in Germania in contrapposizione allo stallo della situazione italiana. In Germania si gioca perché i tedeschi si assumono delle responsabilità, sentenzia.

«I tedeschi si sono presi una responsabilità accettando eventuali rischi, mentre noi ancora no».

Ogni Paese ha reagito alla pandemia in modo diverso. Bolaffi lo ritiene un problema culturale.

«In Germania di fronte a un problema si sono detti: proviamo a risolverlo. Sia a livello sociale che nel calcio. Certo, non hanno avuto i nostri giorni di dolore e il nostro trauma, si sono sentiti più garantiti. In Italia invece il mondo del calcio ha cominciato a litigare, ogni parte si preoccupava solo dei propri interessi. E per prima cosa il governo ha chiuso il Paese, mentre in Germania si è evitato di comprimere le libertà dei cittadini. Sa qual è la cosa che mi ha dato più fastidio del nostro calcio? In piena pandemia tanti nostri presidenti discutevano di scudetto e retrocessioni, l’ho trovato indecoroso».

In Germania, se pure è successo, non è avvenuto alla luce del sole.

«Hanno avuto il buongusto di non metterle in piazza, si sono dati da fare per definire una strategia, hanno lavorato come un sistema».

Bolaffi parla del differente ruolo degli anziani e dei giovani in Italia e Germania.

«La struttura familiare italiana e la quotidianità sono completamente diverse, in Italia tra anziani e giovani esiste un rapporto che in Germania è sconosciuto. In Italia i nonni portano a casa la pensione, sovvenzionano i giovani e si prendono cura dei bambini. In Germania i ragazzi a 18 anni vanno via di casa. Questo ha favorito inevitabilmente il contagio».

Se la Bundesliga riuscirà a concludersi, tutti guarderanno la Germania, come ha detto Rumenigge.

«Con questo scatto in avanti la Germania può diventare davvero anche la locomotiva del calcio. Ma se questa ripresa non funziona, allora crolla il circo».

La Germania ha utilizzato un buon protocollo, cosa che ha fatto assumere ai tedeschi un rischio ma ben calcolato e garantito. Per descrivere la situazione italiana Bolaffi ricorre a Shakespeare.

«Lei ricorda Shakespeare, vero? Quando ha dovuto ambientare una tragedia tra due famiglie che litigano ha scelto Verona, non Dusseldorf. In due mesi ho assistito a tante liti da condominio tra Lega, Figc, club e Governo».

Stesso discorso sul tema diritti tv. In Germania l’accordo con le televisioni è stato raggiunto, mentre da noi si potrebbe finire in tribunale.

«I manager del calcio tedesco sanno lavorare, scelgono in tempi rapidi, hanno subito costruito una buona alleanza col governo. Ma hanno saputo anche «slegarsi» dalla politica. Mentre da noi il Ministro dello Sport Spadafora si muove per ragionamenti astrusi, e il sistema-calcio è in balia di decisioni sempre rimandate. La politica per sua natura cerca consenso, del resto i Cinquelà stelle dicono «no» a prescindere: l’unica decisione della sindaca di Roma Raggi è stata quella di dire no alle Olimpiadi, di cosa stiamo parlando?».

Bolaffi parla anche dell’atteggiamento dei tedeschi nei confronti della ripresa del calcio. Racconta come la stanno vivendo.

«Con sollievo, con curiosità, con qualche preoccupazione. Sono convinto che se la DFB e il Governo tedesco avessero bloccato il campionato, i tifosi non sarebbero scesi in piazza, l’avrebbero accettato. La ripresa è stata una battaglia vinta dai dirigenti, al di di come la pensavano i tifosi».

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