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Il Guardian celebra la bi-zona di Oronzo Canà: italiani ossessionati dagli schemi

Nicky Bandini usa il “5-5-5” per raccontare ai lettori inglesi le differenze tra due culture: “quell’umorismo sessista, omofobico oggi sarebbe impensabile”

Il Guardian celebra la bi-zona di Oronzo Canà: italiani ossessionati dagli schemi

L’Oronzo Canà inglese si chiama Mike Bassett. Un immaginario allenatore interpretato da Ricky Tomlinson che finisce per allenare la nazionale in una commedia del 2001. Un cult da quelle parti.

E’ il loro Allenatore nel pallone. Ma il tecnico della Longobarda interpretato da Lino Banfi, “costante riferimento citazionistico della stampa italiana”, finisce sul Guardian come chiave di approfondimento di un mondo sempre più chiuso e meno giocoso, lontano appunto dalle atmosfere del calcio italiano anni 80.

Nicky Bandini descrive la trama e i doppi sensi di uno dei grandi classici della “commedia sexy” italiana, anche se il riferimento sexy sta tutto nella trasposizione del dietro le quinte della Serie A ai tempi d’oro: al film partecipano giocatori, giornalisti, addetti ai lavori. È una finestra sulla realtà che gli italiano vedono finalmente in chiave umoristica.

Lì dove Bassett aveva il “quattro-quattro-fottuto-due”, Canà ha il “cinque-cinque-cinque”, e ora anche i lettori del Guardian conoscono la bi-zona. Se vi fosse mai chiesti come suonerebbe il monologo della spiegazione tattica di Banfi in inglese, beh, ecco qua:

  • “Amidst all this general confusion, the opposing team will go: ‘Haha! What’s happening?’ And they won’t understand a thing”

  • “Us neither”

Il paragone con Bassett non è casuale. I manager inglesi all’inizio degli anni 2000 – scrive Bandini – erano visti come tatticamente ristretti, gente che premiava la passione sopra ogni cosa. L’Italia invece era l’opposto: una nazione ossessionata dagli schemi, dove ogni analista da poltrona conosce perfettamente la tattica. “L’Allenatore nel Pallone ha influenzato la cultura calcistica nazionale italiana in un modo che – specialmente per il 1984 – è incredibile. Ci sono gag sul calcioscommesse e sugli ultras, ma anche riferimenti più sottili sull’ossessione italiana nel valutare la possibilità di diversi risultati offrendo percentuali spurie (Canà dà alla sua squadra “il 3,5% di possibilità di vincere la Coppa Uefa e lo 0,07% di possibilità di vincere il campionato”.)

Bandini nota anche la differenza abissale nelle chiavi umoristiche, rispetto al politically correct odierno: “Ci troviamo sessismo, omofobia, transfobia e un grossolano malinteso tra Canà e Picchio De Sisti sull’uso della parola “handicappati”. I corpi delle donne sono guardati dalla telecamera tanto quanto i personaggi”.

Ma al centro di tutto la vera vittima del film sono i calciatori. “Il film cerca, nel suo modo goffo, di mandare un messaggio positivo sulla questione razziale. Aristotele viene ostracizzato dai suoi nuovi compagni di squadra, che rifiutano di condividere con lui una stanza d’albergo, ma Canà lo tratta teneramente e non batte ciglio quando il giocatore inizia una relazione con sua figlia”.

“L’Allenatore nel Pallone è un film del suo tempo, ma per certi versi anche molto avanti, introducendo i cameo di una serie di giocatori della Serie A di allora, tra cui Zico, Graziani, Ancelotti e Liedholm. Forse senza Canà non ci sarebbe stato nemmeno Mike Bassett”.

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