Il commento di Franco Ordine. La circolare Inail equipara il contagio da virus a infortunio, la cui responsabilità è del datore di lavoro, invece gli autori del protocollo calcistico rovesciano il rischio in modo stravagante
Su Il Giornale Franco Ordine scrive della situazione surreale in cui si trovano i medici del calcio. All’improvviso
“si sono ritrovati stritolati tra due macigni. Da un lato si chiede loro di sorvegliare sulla salute delle 20 squadre chiamate a riprendere il campionato con ripetuti e meticolosi controlli, dall’altro si mette sulle loro spalle il rischio clamoroso della doppia responsabilità, civile e penale, nel caso di scoperta di un positivo nel team”.
Sono stati esclusi dai tavoli di lavoro sul protocollo per la ripresa degli allenamenti. E questo è
“un altro dei misteri impenetrabili di questi sventurati giorni dominati dal Covid-19”.
In genere, i medici del calcio conoscono ogni piega dei propri tesserati, continua. Non solo la loro cartella clinica, ma soprattutto “la personalità, pregi e difetti, anche qualche debolezza”. Per questo motivo
“sono i migliori vigili sui quali lo sport può contare per tentare di riprendere il campionato e provare a portarlo a termine”.
Ordine conclude scrivendo:
“Esiste una circolare Inail emanata di recente che equipara il potenziale contagio da Covid-19 a infortunio di lavoro, la cui responsabilità civile e penale è sul capo del datore di lavoro non del medico. Per gli autori del protocollo calcistico, il rischio è stato rovesciato in modo molto stravagante. Per questo la categoria ha confessato legittimo disagio e preoccupazione. Se devono combattere contro il virus per la salute dei loro calciatori, non possono diventarne le vittime”.