Il Frankfurter Allgemeine Zeitung racconta il contagio di oltre 100 persone a Francoforte dopo un rito di un’ora: eppure erano state prese tutte le precauzioni necessarie
Da Sala Consilina a Francoforte, dai riti neocatecumenali del salernitano alle chiese cristiano-battiste della ordinata Germania. Le messe-focolaio stanno diventando un fenomeno trasversale, con meno appeal della varie partite-zero del calcio, e con meno restrizioni di cinema e teatro, che restano ancora chiusi anche in una “fase 2” ormai abbondantemente digerita.
L’ultimo caso arriva dalla Germania che nel frattempo ha riaperto la Bundesliga ma non – ovviamente – gli stadi: sono oltre cento le persone che hanno contratto il coronavirus dopo aver partecipato una messa celebrata due settimane fa, ovvero appena allentate le restrizioni nelle città tedesche: un’ora nello stessa chiesa, poi dopo alcuni giorni i primi sintomi di Covid-19.
In Assia, lo Stato di Francoforte, hanno avviato immediatamente il tracciamento dei contatti (una delle famose “tre T” di cui in Italia non si hanno più notizie) e ricostruito la catena del contagio: 107 persone infettate.
Eppure, a differenza ad esempio del caso campano, nel quale nessuno aveva rispettato alcuna misura cautelativa, in Germania le cose sono andate diversamente: le superfici dell’edificio erano state sanificate e ogni fedele aveva mantenuto il distanziamento fisico di circa due metri.
Il focolaio “religioso” è uno dei casi di contagio più significativi dell’ultimo periodo, non solo in Germania. E potrebbe – forse dovrebbe – rappresentare anche un caso-studio: in Italia hanno liberalizzato le messe da una settimana appena, con un protocollo (con disposizioni anche molto curiose…) stringente da seguire. Nel frattempo a messa si può andare, al cinema e a teatro no.