ilNapolista

Repubblica: L’accusa dell’Ordine dei medici “L’assistenza domiciliare a Napoli non è partita”

Il progetto Usca, che puntava all’utilizzo dei medici di base per le diagnosi e le terapie domiciliari, sta solo effettuando tamponi di conferma dei positivi

Repubblica: L’accusa dell’Ordine dei medici “L’assistenza domiciliare a Napoli non è partita”
Arriva dal presidente dell’Ordine dei Medici e segretario nazionale Fimmg (Federazione medici di famiglia) Silvestro Scotti, la denuncia del flop del progetto Usca. Il progetto, acronimo di Unità speciali di continuità assistenziale (Covid), è quello partito venerdì scorso che prevede l’utilizzo dei medici di famiglia sulle ambulanze per supportare gli ospedali nell’emergenza coronavirus.
«Troppa burocrazia: se non si sveltisce la procedura, non si esce dallo stallo. Così i pazienti continueranno a essere ricoverati. Rischiando anche di finire in Terapia intensiva»
I medici di base reclutati, per 40 euro l’orde l’ora, sono partita venerdì a bordo delle 5 ambulanze messe a disposizione, ma in una settimana hanno effettuato soltanto i tamponi, circa 200, per confermare pazienti già positivi.
Il loro lavoro rischia di essere inutile secondo Scotti
«è inutile se l’intervento del medico Usca non è rapido e, soprattutto, se lui non può fare una diagnosi clinica che in molti casi può e deve precedere quella di laboratorio, cioè il tampone. Il collega Usca dovrebbe confermare il sospetto avanzato dal medico di famiglia. La burocrazia invece ostacola un percorso veloce, obbliga a inutili passaggi attraverso vari uffici Asl, senza andare al cuore del problema. I dirigenti si informino su come sono partiti in Veneto. Lì gli Usca vanno a casa dei pazienti, fanno la diagnosi e danno il via alla terapia con l’idrossiclorochina. Eppure è un protocollo che, se applicato nei primi giorni dell’infezione, sembra dare ottimi risultati. Molti i guariti, senza ricovero».
ilnapolista © riproduzione riservata