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Repubblica: il piano anti-virus pronto già a gennaio, hanno perso due mesi per non creare il panico

Lo scenario peggiore previsto dal Ministero della Salute era comunque migliore della realtà. Ma dalle terapie intensive alle mascherine, il governo sapeva come muoversi due mesi prima dell’emergenza

Repubblica: il piano anti-virus pronto già a gennaio, hanno perso due mesi per non creare il panico

Il piano anti-virus del governo italiano era già pronto a gennaio. Ma poiché prevedeva (quasi) quel che poi è realmente avvenuto il ministero della Salute l’ha tenuto segreto per non scatenare il panico. Lo scrive Repubblica, che ha potuto visionare “il documento top secret, nella sua seconda versione realizzata il 20 febbraio, ovvero il giorno prima della scoperta a Codogno del paziente uno”.

Un piano emergenziale nel quale si analizzavano terapie intensive, posti letto, medici e operatori sanitari, e anche le contromisure da attuare.

“Ci sono le indicazioni pratiche – scrive Repubblica – i modelli per isolare e trasportare i contagiati, come sanificare gli ambienti, come monitorare l’evoluzione della risposta al coronavirus”.

Nel documento nel quale il Ministero prevedeva “la necessità di individuare le strutture ospedaliere da riconvertire, la realizzazione di centri di riferimento regionali, la suddivisione in macroaree territoriali”. Ma anche “l’importanza dei ventilatori polmonari”, “la riduzione dell’attività chirurgica; la realizzazione di posti letto riservati alle vittime del virus; l’importanza di fare scorta e distribuire, mascherine, tute e ogni dispositivo necessario per proteggere infermieri e dottori”.

Insomma c’era già tutto. Lasciato lì a decantare sperando che al previsione non si rivelasse giusta, e che dunque la scommessa sula tranquillità della gente alla fine fosse vinta. Scommessa persa.

Tra l’altro, scrive Repubblica, lo scenario peggiore previsto dal piano era comunque migliore della realtà: “il picco era previsto dopo un anno dal primo caso. Un contagio lento: dopo cinque mesi si prevedevano mille pazienti ricoverati, poi in 243 giorni si sarebbe arrivati a occupare il 75 per cento delle terapie intensive”.

Come sappiamo le cose sono andate diversamente. Anche, forse, per il ritardo con il quale si è mosso il governo.

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