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Lo storico Barbero: “Toglierci l’aperitivo è stato come mandarci in guerra” 

Intervista al Fatto: “Abbiamo scoperto che possiamo vedere sospese le nostre libertà. Il virus è un avvenimento storico nel vecchio senso del termine. Ci siamo dentro, non siamo spettatori come per le Torri Gemelle”

Lo storico Barbero: “Toglierci l’aperitivo è stato come mandarci in guerra” 

Sul Fatto Quotidiano un’intervista allo storico Alessandro Barbero, ordinario di Storia Medievale all’Università del Piemonte orientale.

Definisce l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo

“un avvenimento storico, nel vecchio senso del termine. Ci siamo dentro, non siamo spettatori come eravamo nell’attentato delle Torri Gemelle. C’è qualcosa di elettrizzante, nel trovarci dentro questa esperienza”.

E’ qualcosa di unico, da questo punto di vista, diverso da tutte le epidemie precedenti.

“Da generazioni non vivevamo niente del genere. Lo choc nasce da questo: ci troviamo ripiombati di colpo in un passato che sembrava lontanissimo”.

Molti hanno paragonato l’attuale situazione alla guerra.

“È molto interessante. Ci sono differenze e analogie. Una guerra o la si comincia (le due guerre mondiali le abbiamo cominciate noi), oppure ci si difende. Ma c’è sempre una controparte, a cui ci si può arrendere nel peggiore dei casi. La fine di questa pandemia non dipende da noi. Poi ci sono analogie, che forse è quello che intendeva Macron. Il primo livello è “stringiamci a coorte”, siamo pronti a sacrificarci (a parte che ogni Paese è entrato in guerra per conto suo); poi c’è l’altro livello, e qui il paragone con la guerra è esatto: il governo può dire ai cittadini “le vostre libertà costituzionali non esistono più, sono sospese”.

Le restrizioni imposte dal governo sono ben diverse dalla chiamata alla leva che caratterizza le guerre, eppure, dice Barbero,

“ci ha fatto quasi lo stesso effetto che ci abbiano detto che non possiamo andare a prendere l’aperitivo. Scopri che i tuoi diritti di cittadino sono temporanei”.

Sulle disparità di classe che l’emergenza ha reso evidenti:

“La nostra società fino a ieri se ne fregava delle condizioni della gente, accettava l’impoverimento dei lavoratori e delle classi medie perché “era così”, ma era molto compassionevole nei confronti delle situazioni traumatiche: assistenza psicologica a tutti i livelli, anche ai ragazzi. Adesso c’è stato un ribaltamento: di colpo i sacri valori del profitto non contano niente e si vuole salvare la Sanità. E intanto si dimenticano i traumi delle misure imposte, ad esempio nelle famiglie, nelle coppie separate o costrette a vivere insieme”.

Lo storico si esprime anche sugli aiuti all’Italia provenienti da paesi come la Russia, la Cina, l’Iran.

“Leggo che ci sono giornali molto diffidenti, come se i medici russi fossero l’avanguardia dei cosacchi. Accanto alla scoperta che gli Stati Uniti non hanno nessuna voglia di essere i leader del mondo in questo, c’è la scoperta che la Russia, ma anche l’Iran, sono interlocutori con cui lavorare e non appestati. È una lezione”.

 

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